Lo ha detto il suo “babbo”, il ricercatore senese a capo del progetto Rino Rappuoli. Dopo il doppio stop subito dalle statunitensi Regeneron e Eli Lilly, l’Italia è ancora più in prima linea
Più volte qui su StartupItalia, parlando dell’anticorpo monoclonale in studio a Siena, tra le cure al Coronavirus finora più promettente, lo abbiamo descritto come un “super anticorpo”. Ecco, ora lo dice persino il suo creatore, Rino Rappuoli, Chief Scientist e Head External R&D di GlaxoSmithKline Vaccines a Siena, a capo del progetto anti-Covid, ERC Advanced Grant OMVac della fondazione Toscana Life Sciences. E si tratta di una dichiarazione che rincuora, anche perché, dopo lo stop subito questa settimana dalle statunitensi Eli Lilly e Regeneron, la cura italiana si conferma ancora di più come la più promettente in corso di sperimentazione.
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Perché l’anticorpo monoclonale italiano è il più potente
L’anticorpo monoclonale sul quale stanno lavorando Rappuoli e il suo team “è il più potente fra quelli descritti finora dalla comunità scientifica”, ha detto lo scienziato, intervistato da Repubblica. ino Rappuoli, a capo della ricerca di Glaxo Vaccines e del Mad Lab della Fondazione Toscana Life Sciences. “Oggi riusciamo a sviluppare anticorpi mille volte più potenti, che possono quindi essere usati in quantità mille volte inferiori e con un costo di conseguenza ridotto. Ecco perché, per la prima volta, possiamo usare gli anticorpi monoclonali anche per le malattie infettive”.
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Il fatto che l’anticorpo monoclonale senese sia così super “fa una differenza enorme in termini di quantità che bisogna somministrare per avere un effetto: per il paziente è la differenza fra un’infusione in ospedale e una puntura a casa”. Gli anticorpi “servono sia per prevenzione sia per migliorare le condizioni degli infetti. Se si danno a una persona sana la protezione scatta immediatamente, se li prende una persona con un tampone positivo si aiuta l’eliminazione del virus da parte dell’organismo. Certo, prima si prendono meglio è”.
Rino Rappuoli
L’anticorpo monoclonale della ricerca di Rappuoli “è stato selezionato in modo che duri a lungo, con una protezione di circa sei mesi”. Questo però è un dato teorico da confermare “negli studi clinici di fase 3, durante la sperimentazione clinica che vogliamo iniziare prima della fine dell’anno. Se tutto va secondo i piani, saremo pronti con il farmaco per marzo 2021”. Si sta lavorando da anni “per sviluppare una tecnologia che renda gli anticorpi più potenti così da poterne usare di meno e abbattere i costi. E renderli così accessibili anche a Paesi in via di sviluppo”.