Una gioventù trascorsa ai confini del Canada (e non solo), un percorso sulle orme della mamma Giuliana Bertin, pioniera delle pubbliche relazioni in Italia negli anni ’80. Per la nostra rubrica Unstoppable Women, dialogo con Valentina Parenti su GammaDonna, l’associazione che dal 2004 si pone l’ambizioso obiettivo di colmare il gap di genere nelle imprese italiane
Prima il Minnesota, ai confini con il Canada, poi nella Terra del Fuoco, tra l’Argentina e il Cile: è in quei luoghi così lontani dalla sua Italia che l’imprenditrice e fondatrice di GammaDonna, Valentina Parenti, ha disegnato il suo percorso di vita personale e professionale. Un percorso che prende l’eredità dalle orme della mamma Giuliana Bertin, pioniera delle pubbliche relazioni in Italia. Siamo a metà degli anni ‘80, periodo in cui la posta elettronica inizia a farsi strada come regina della comunicazione digitale, Valentina all’età di 17 anni si trasferisce in un piccolo paesino del Minnesota, “tra lupi e orsi”, per frequentare il quarto anno di liceo ai confini con il Canada con temperature da battere i denti, in un luogo in cui «Sono stata costretta a confrontarmi con persone e esperienze diametralmente opposte dalle mie. Ma proprio in quei luoghi ho formato il mio carattere, diventando la donna che sono oggi. Una donna aperta alla bellezza della diversità, che non ama gabbie e stereotipi. Convinta che attraverso la gentilezza si possa conquistare il mondo».
Per la nostra rubrica del sabato abbiamo deciso di chiacchierare con Valentina Parenti, fondatrice e presidente GammaDonna, associazione che dal 2004 si pone l’ambizioso obiettivo di colmare il gap di genere nelle imprese italiane. E lo fa anche attraverso un prestigioso riconoscimento che da 19 anni premia le menti più brillanti dell’imprenditoria femminile. E che da quest’anno si trasforma, diventando a tutti gli effetti un percorso a supporto delle imprenditrici, con un road show che toccherà Roma, Milano e Torino. La finale del Premio GammaDonna 2023 si terrà sul palco della Italian Tech Week il 29 settembre. A contendersi l’ambito trofeo, ci saranno sette donne alla guida di aziende che hanno dimostrato una forte propensione all’innovazione e alla sostenibilità. Profili che raccontano come è cambiata l’Italia dell’impresa femminile negli ultimi 20 anni. Un cambiamento radicale che Parenti ha vissuto in prima persona.
Partiamo dagli inizi. Un padre e una madre che ti hanno spinta lì dove forse non saresti mai arrivata?
Probabilmente si. Grazie a quel periodo vissuto nel pieno della mia gioventù circa tre anni all’estero, sono diventata una persona aperta alle diversità del mondo, che non ama pregiudizi e stereotipi, e che si avvicina a tutto ciò che è nuovo con innata curiosità e tanto entusiasmo. Posso definirmi una persona che sa spingersi oltre. Quegli anni mi hanno portato a uscire dalla mia zona di confort.
Perché “Valentina Communication”?
È stata mia madre Giuliana Bertin a decidere di chiamarla così, con il mio nome. Quando nel 1981 fonda la società di PR, ufficio stampa e comunicazione, vedevo lei, combattiva in un campo, quello delle relazioni pubbliche e della comunicazione, allora ancora poco conosciuto in Italia. E proprio in quegli anni in cui ho vissuto in prima persona la tenacia di mia madre sul lavoro, ho compreso che il mio destino era già scritto: avrei dovuto seguire le sue orme. Ma di una cosa ero certa: non avrei mai deluso le aspettative dei miei genitori.
Com’è stato seguire quella strada già tracciata?
Non è stato facile, all’inizio, sentivo di non avere scelta. Dopo la laurea in lingue straniere (tedesco e spagnolo), una parentesi lavorativa, e sei mesi sabbatici in giro per il mondo, la vita mi ha richiamato all’ordine. Così ho lasciato l’Argentina, la Terra del Fuoco di Ushuaia “ai confini del mondo”, un luogo che (di nuovo) più lontano da casa non poteva portarmi. Sono rientrata in Italia, e ho iniziato a lavorare in ufficio alla Valentina Communication. Non è stato semplice per me iniziare a lavorare fianco a fianco con una personalità così forte e sotto la leadership di una professionista incredibile, che per farsi strada in un mondo prevalentemente maschile aveva adottato un piglio manageriale che definirei gendarme e rigoroso (e a tratti severo), ma sempre corretto e rigorosamente guidato da principi etici.
Poi, cosa è successo che ha segnato la svolta?
E’ accaduto che col tempo l’Agenzia si è trasformata in una family business che (oggi) offre servizi di media e public relations a realtà eterogenee, dalle startup, alle PMI, ai grandi gruppi aziendali, tutti accomunati dalla presenza in settori ad alto contenuto d’innovazione. Dapprima entra mio padre Mario Parenti, con il suo prezioso bagaglio da consulente, in seguito si unisce mio fratello Marco. Ognuno di noi ha portato il suo personale contributo. Il mio penso sia legato all’innata propensione verso la ricerca di un impatto positivo nel mondo.
Quando nasce il progetto GammaDonna?
Nel 2004. Il progetto nasce come spinoff dell’Agenzia di comunicazione. E quel progetto diventa per me una missione: dove riesco a comporre i “pezzi della mia anima”, e a coniugare strumenti e conoscenze che mia madre mi ha trasmesso e lasciato in eredità, applicate a una finalità importante per il suo impatto sociale ed economico. Per me GammaDonna oggi è casa, è famiglia.
Raccontaci cosa fa GammaDonna
GammaDonna da quasi vent’anni lavora per il cambiamento culturale del Paese: per promuovere un nuovo “genere” di sviluppo, che valorizzi il contributo delle donne e dei giovani alla crescita del Paese, attraverso lo scouting e la promozione della loro capacità innovativa applicata all’impresa. In un sistema dettato dai numeri e smosso principalmente dal ROI, abbiamo deciso fin da subito di puntare sull’emancipazione che porta al benessere dell’intera società. Combattere gli stereotipi e i pregiudizi con una nuova narrazione, proponendo role model contemporanei di intraprendenza, autodeterminazione, tenacia e imprenditorialità innovativa. Storie di innovazione, emozionanti e coinvolgenti, di ispirazione per tutte e, perché no, per tutti.
E ora parliamo del Premio, perché la necessità di evolvere quest’anno?
Da dieci anni parliamo di come le idee e le strategie aziendali possano e debbano contaminarsi anche al di fuori dell’azienda. Crediamo nel long life learning: una formazione continua che, per le imprenditrici innovative con cui lavoriamo, significa apprendere nozioni trasversali e complementari alla propria attività: una conoscenza che è potenziamento della loro formazione imprenditoriale ed esperienza sul campo. Ecco, il Premio GammaDonna da quest’anno diventa un percorso che aiuta le imprenditrici innovative, ad esempio, a rafforzare le proprie abilità comunicative nel presentarsi a un contest, certo, ma anche e soprattutto ai media, agli stakeholder aziendali, agli investitori. E a pensare fuori dagli schemi, per ridisegnare la mappa del proprio business e trovare la giusta canalizzazione per idee, valori e progetti tramite il design thinking.
Raccontaci delle nuove tappe del premio?
Quest’anno abbiamo in calendario tre tappe. La prima tappa sarà a Roma il 23 maggio 2023. In collaborazione con Angels4Women, il tema della giornata sarà “Focalizza, racconta, ottieni: come catturare l’attenzione di investor e stakeholder”. Il 27 giugno 2023 sarà la volta di Milano e di “Design thinking: agisci fuori dagli schemi”, in collaborazione con EY. Chiude il tour, e il Premio, Torino: il 29 settembre 2023, il palco dell’Italian Tech Week (all’Ogr di Torino e in diretta streaming) ospiterà la finale del Premio GammaDonna 2023 e accoglierà le sette finaliste.
Un messaggio per le donne che intraprendono la strada del fare impresa?
Non è cosa siamo, ma cosa scegliamo di diventare che conta. Lavorare sodo per migliorarsi e credere in se stessi è una sfida che appartiene a ognuno di noi. “Insisti e persisti, raggiungi e conquisti”, questo è il mantra che mia madre ripeteva a me, quando ero piccola, e che ora ripeto a chi aspira a fare impresa: se credi in ciò che fai, perseguilo fino alla fine, con intelligenza, tenacia e passione.
Quando si chiudono le candidature per partecipare al premio?
Il 18 maggio. Se volete partecipare andate sul nostro sito.
Un’ultima battuta?
Devo un grazie a mio fratello Marco. Senza il quale oggi non avremmo raggiunto questi risultati. Mantenendo alta l’eredità dei nostri genitori. Marco ha scritto di recente un post: “Nostro padre diceva sempre: “Bisogna r-innovarsi quando le cose vanno bene, quando vanno male è già troppo tardi”. Trasformare qualcosa quando non ce ne sarebbe la necessità è sempre un rischio. Significa sfidare per primi se stessi. Ed è ciò che abbiamo fatto”. Parole che condivido al mille per mille.