«Chi lavora nel machine learning è goloso di dati, e noi ne avevamo tanti». Così è iniziata l’avventura di Displaid, startup innovativa nata due anni e mezzo fa quando il suo CEO, Lorenzo Benedetti è tornato dagli USA con un’idea in testa: monitorare le infrastrutture viarie con l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Displaid ha recentemente il suo primo round di finanziamento da 1,2 milioni di euro. «Ora dobbiamo affermarci come leader di mercato nel mondo della pubblica amministrazione – ci ha raccontato in un’intervista il CEO – Stiamo costruendo importanti partnership per supportare autostrade e ferrovie nel monitoraggio. Si tratta di una grande sfida che ci traghetterà verso il prossimo round».

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Lorenzo, quando è iniziato tutto?
Dopo la tesi, il professore che aveva seguito il mio lavoro mi consigliò di iniziare un dottorato sul monitoraggio delle infrastrutture viarie. Mi è sembrato da subito un tema molto interessante che in futuro sarebbe sempre più diventato centrale, anche dopo la tragedia del ponte Morandi. Così mi sono imbarcato in un viaggio che mi ha traghettato prima verso un progetto con la Regione Lombardia, poi con Fsi e Italferr, assieme alle quali ho iniziato a costruire un database significativo.
Quando siete diventati un vero e proprio team?
Al Politecnico di Milano altri 3 colleghi si erano appassionati al progetto. Alcuni erano più forti sul machine learning e, si sa, chi lavora nel machine learning è goloso di dati. A quel punto noi ne avevamo tanti. Tutto però nasce ancora prima del 2023, data in cui abbiamo ufficialmente dato i natali alla nostra azienda nel mese di febbraio. All’inizio del 2022 mi trovavo al MIT (ndr Massachussets Institute of Technology) e stavo analizzando proprio il monitoraggio di ponti sulla falsa riga di quello che avevo seguito a Milano. Così, quando sono rientrato in Italia mi sono iscritto al Polihub e ho voluto fare una scommessa: se Displaid vince la Startcup Lombardia, trasformiamo tutto questo percorso di ricerca in un’azienda.
E l’avete vinta..
Si, anche perché abbiamo competenze molto complementari: io ho una doppia laurea in Ingegneria gestionale e meccanica, i miei due colleghi Francesco Morgan Bono (ndr attuale CTO) e Luca Radicioni (ndr attuale COO) erano dei veri e propri nerd. Abbiamo coinvolto nel progetto anche Giancarlo Donizzelli (ndr CFO), che è un carissimo amico d’infanzia di Morgan e ha completato il quartetto. Siamo tutti dei 30enni, io e Luca di origine umbra, mentre Morgan e Giancarlo di Crema. Così a febbraio 2023 ha ufficialmente preso vita Displaid.

Che cosa ti ha convinto?
Sicuramente l’iniziale spinta da parte del professore è stata fondamentale, poi è stato un sogno che si è realizzato. Avevamo fatto diverse indagini di mercato scoprendo che un business model come lo avevamo pensato noi sarebbe potuto andare incontro alle esigenze di diversi Paesi, non solo l’Italia ma anche, ad esempio, la Francia e la Germania. Quando ti rendi conto che c’è una soluzione di mercato importante, trovi quell’accelerazione in più. Certo, quel salto da ricercatori a imprenditori è stata un’altra grande scommessa finita bene.
Di che cosa si occupa Displaid esattamente?
Inizialmente eravamo concentrati sulla data analysis, con l’analisi di dati che provenivano dai nostri sistemi di monitoraggio, poi li abbiamo trasformati in informazioni e ci siamo resi conto, andando sul mercato, che la sensoristica che viene usata non è adatta a un monitoraggio stradale. Quindi abbiamo sviluppato questa parte, wireless, con un unico touchpoint e una webapp, unendo l’hardware al software. Forniamo, quindi, tutto il necessario per ammodernare un ponte: dal sopralluogo ai rilievi fino alle valutazioni assieme al geometra. Ma siamo sempre partiti da un presupposto: dati sempre alla mano!
Quando sono arrivati i primi investimenti?
Per molto tempo abbiamo fatto founding da noi e questo di luglio è stato il primo round che abbiamo chiuso dalla nostra fondazione. Siamo molto soddisfatti dopo tanti bandi e competizioni ai quali abbiamo partecipato. Dopo due progetti pilota che abbiamo portato avanti con il comune di Firenze – che conta 1000 ponti – e la regione Umbria, siamo entrati nella p.a. e adesso stiamo pensando di espandere questo nostro settore di attività.
E adesso quali sono i progetti per il futuro?
La nostra ricerca e sviluppo non si ferma mai: abbiamo grandi piani anche su altri assett ma oggi dobbiamo affermarci come leader di mercato nel mondo della p.a. Stiamo costruendo partnership importanti per supportare autostrade e ferrovie nel monitoraggio. Per noi è una grande sfida che ci traghetterà verso il prossimo round. Dopodichè siamo propensi ad avviarci verso l’internazionalizzazione, anche in favore della mia rete di network con il MIT. Nel lungo termine, lanceremo un nuovo round in Italia, tra circa un anno e mezzo.

Quali sono per voi i mercati esteri più attraenti?
I target per noi più interessanti sono il mercato USA e degli Emirati perché stanno puntando tanto sulla digitalizzazione delle infrastrutture e su una manutenzione scalabile. Penso anche a gasdotti, oleodotti e un parterre limitato di altri verticali dove possiamo espanderci per rendere sempre più efficienti le infrastrutture.
Che cosa ti porti dietro dalla tua esperienza in America?
E’ stato un passaggio fondamentale capire come oltreoceano sia naturale vedere la ricerca come un trampolino di lancio verso l’impresa. In Italia, invece, non è così. Si crede che se fai il dottorato diventerai un professore, è proprio una questione di mentalità. Invece, fare ricerca vuol dire dimostrare che qualcosa di diverso si può fare. E in questo caso senza usare i metodi della gda. Noi abbiamo studiato tanto su come fare imprenditoria; io ho un po’ sempre “avuto il pallino”, ma negli USA ho capito che il 70% dei ricercatori aveva provato a lanciare qualcosa. Allora ho voluto seguire quelle orme.