Quale risposta finanziaria ed economica all’emergenza pandemia? la partita a scacchi in Europa è appena cominciata
Martedì 7 aprile inizia un percorso a tappe che segnerà il futuro dell’Unione Europea. Nell’Eurogruppo che riunirà i ministri del Tesoro e delle Finanze dei Ventisette paesi membri si discuterà degli strumenti migliori per affrontare la crisi scoppiata a seguito della pandemia. Il coronavirus rischia di mettere in ginocchio non soltanto la sanità, ma anche i bilanci di aziende e Stati. Nelle ultime settimane è andato in scena una sorta di derby tra MES e coronabond, due strumenti – il primo presente da parecchi anni, l’altro mai utilizzato finora – ritenuti antitetici per rispondere alla recessione che incombe sul Vecchio Continente. Italia e Spagna vogliono la mutualizzazione del rischio e una svolta nella solidarietà europea. Germania e Olanda sono stati invece i primi a storcere il naso: secondo Merkel e Rutte c’è già il Meccanismo Europeo di Stabilità che si potrebbe attivare a condizioni più morbide. Come spesso accade, il frutto delle discussioni tra Governi e istituzioni europee si tradurrà in un compromesso. Nella speranza che non sia al ribasso.
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© Fonte: profilo Twitter Giuseppe Conte
Coronabond: chi è a favore
- Primo paese in Europa ad affrontare l’emergenza coronavirus, l’Italia è stato anche il primo Stato membro a chiedere un nuovo atteggiamento da parte dei Ventisette. Il sostegno ai coronabond, covidbond, eurobond o mutualizzazione del rischio è diventata forse la battaglia politica più importante del Governo Conte al tavolo di Bruxelles.
- Anche la Spagna, altro paese colpito al cuore dalla pandemia, appoggia i coronabond. Il premier Pedro Sanchez ha dichiarato che il suo paese non può uscire da questa crisi «con maggior indebitamento».
- Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari Economici della squadra di Ursula von der Leyen, ha spiegato così il sostegno a titoli di debito per l’emergenza «emessi per uno specifico scopo e come misura one-off destinata a rispondere esclusivamente a queste circostanze eccezionali». Secondo l’ex premier italiano «la Germania e gli altri Paesi del Nord lo potranno accettare».
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Il premier italiano Giuseppe Conte e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
© Palazzo Chigi
- Il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha motivato il proprio sostegno a una condivisione del rischio che tutti i Paesi europei correranno nei prossimi mesi e anni. «Sappiamo – ha detto – che tutti i Paesi dell’Unione saranno toccati, dovranno spendere molti soldi e abbiamo bisogno di condividere questo debito. Se qualcuno ha altre idee le tiri fuori».
- Di certo Christine Lagarde, la Presidente della Banca Centrale Europea, non si è ancora guadagnata la simpatia degli italiani. Il 13 marzo, durante una conferenza stampa, la sua frase «non siamo qui per far abbassare lo spread» è stata ritenuta la responsabile della peggior seduta di Piazza Affari nella storia (-17%). Eppure da Francoforte, è arrivato un’apertura ai coronabond: il vicepresidente della BCE, lo spagnolo Luis de Guindos, ha detto sì. La posizione di Lagarde, pur a favore, resta sfumata. «Dovremmo pensarci seriamente – ha detto – accanto all’uso degli strumenti del Meccanismo europeo di stabilità».
© Fonte: profilo Twitter Charles Michel
Chi è contro
- La Cancelliera tedesca Angela Merkel non ha mai detto una parola a sostegno degli eurobond. Ancor prima dello scoppio della pandemia, il dibattito politico ha sempre visto la Cancelliera (e in generale buona parte della politica tedesca) ostile a una condivisione del debito. Alla base di tutto questo ci sarebbe la diffidenza verso i paesi mediterranei come Italia e Grecia, dal debito pubblico molto alto e spesa pubblica non sempre mirata. Per rispondere all’emergenza coronavirus – che anche in Germania vede numeri di contagi e decessi in crescita – Berlino indica il MES e la Banca Europea degli Investimenti come rubinetti sufficienti per ricevere fondi.
- L’Olanda ha seguito a ruota la Germania. Il premier Mark Rutte è subito apparso in pubblico per sostenere la linea dura contro i coronabond. Come riferisce il Corriere della Sera, il suo ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, si sarebbe addirittura permesso di sgridare paesi come l’Italia che non avrebbero sfruttato la crisi del 2008 per mettere a posto la sanità.
Angela Merkel
© Bundesregierung
- Nelle ultime settimane anche L’Austria si è aggiunta alla coppia Germania e Olanda: Sebastian Kurz ha criticato l’idea dei coronabond.
- Neppure la Finlandia è disposta a una mutualizzazione del rischio.
- La Francia, che fino a poche ore fa sembra a fianco di Roma, ha scelto un cambio di casacca clamoroso: il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, si era affiancato a Conte e a Sanchez per chiedere una svolta nella politica europea. Parigi sembrava un’ottima pedina da giocare per vincere la battaglia a Bruxelles. Ma alla vigilia dell’Eurogruppo del 7 aprile, il Presidente francese avrebbe trovato un’intesa con Angela Merkel che mette da parte i covidbond.
- Ursula von der Leyen: forse la più enigmatica in questa partita a scacchi. Prima il video-messaggio in lingua italiana col quale cui si è rivolta a Roma, usando parola di solidarietà. Poi la doccia gelata: la presidente della Commissione Europea ha bollato come slogan il tema dei covidbond. Posizione che non sembra mutata neppure nell’ultima lettera inviata agli italiani, alla quale Conte ha risposto chiedendo uno sforzo senza precedenti. Sempre all’interno della Commissione Europea, va ricordato il valzer del vice di von der Leyen, il lettone Valdis Dombrovskis, prima a favore dei coronabond e poi – diciamo – molto più cauto a riguardo.
Angela Merkel ed Emmanuel Macron
La campagna d’aprile
L’Eurogruppo del 7 aprile è soltanto una tappa in una (speriamo non lunga) discussione europea per trovare una quadra e aprire i cantieri della ricostruzione. Presto torneranno a riunirsi anche i Capi di Stato e di Governo dei Ventisette. Poi la pausa per Pasqua per arrivare a un verdetto entro aprile. Esterno finora al dibattito su coronabond sì /coronabond no è stato l’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. L’italiano più illustre e stimato in Europa ha pubblicato un articolo su Financial Times in cui chiede una svolta all’Europa. Senza preoccuparsi del debito pubblico che – come scrive Draghi – è destinato ad aumentare in tutti i paesi.