Prosegue così, commenta lo stesso Istituto di statistica, “una lunga fase di contrazione che raggiunge il dodicesimo mese consecutivo”
Che il motore italiano tossisse ben prima della pandemia di Coronavirus non è certo una novità. Quest’oggi, l’Istat certifica che la produzione industriale a febbraio scende dell’1,2% rispetto a gennaio, quando aveva segnato un rialzo congiunturale record (+3,6%). Purtroppo, i numeri che vedete di seguito non sono direttamente collegabili, se non in minima parte, alla pandemia di Coronavirus e ai danni economici del lock down.
Leggi anche: Dl Imprese, sospesi 17 miliardi di versamenti tributi e contributi
I dati sulla produzione Industriale
A febbraio 2020 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dell’1,2% rispetto a gennaio. Nella media del trimestre dicembre-febbraio, il livello destagionalizzato della produzione diminuisce dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti.
© CDP – Facebook
Leggi anche: Il Coronavirus aggredisce il mercato del lavoro in Europa
L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+2,7%); diminuiscono, invece, i beni intermedi (-1,1%) e i beni di consumo (-0,9%) mentre i beni strumentali risultano stabili.
Leggi anche: Covid-19, Svimez: il lock down costa all’Italia 47 miliardi al mese
Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2020 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 2,4% (i giorni lavorativi sono stati 20, come a febbraio 2019).
Leggi anche: Per Deloitte il Coronavirus ci costerà 80 miliardi di euro
Su base tendenziale e al netto degli effetti di calendario, a febbraio 2020 si registra una contenuta crescita solo per i beni strumentali (+1,4%). Diminuiscono, in misura marcata, i beni di consumo (-3,0%) e i beni intermedi (-2,3%); cala, in maniera più contenuta, l’energia (-0,6%).
I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+8,3%), l’industria del legno, della carta e stampa (+6,0%) e le altre industrie (+5,7%). Le flessioni più ampie si registrano invece nelle industrie tessili, abbigliamento e pelli (-12,1%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e acqua (-6,2%) e nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-3,7%).