Ha fondato SuperCharger Ventures, un acceleratore per startup edtech. Le sfide per istruzione e formazione. Alessandro Di Lullo, originario di Caserta, è il protagonista della nuova puntata di “Italiani dell’altro mondo”
«Dopo aver vissuto tra America e Asia durante gli studi, sono rimasto affascinato dall’Oriente. Volevo fare un’esperienza diversa. Hong Kong, ad esempio, era ed è un grande centro finanziario. Mi sono sempre sentito a mio agio in situazioni non confortevoli. Avere a che fare con una città così diversa lo trovavo arricchente. Quando ci sono arrivato, nel 2013, Hong Kong era l’America d’Asia». Alessandro Di Lullo, 31 anni e nato a Caserta, è il protagonista di questa nuova puntata di Italiani dell’altro mondo, rubrica in cui raccontiamo talenti che hanno scelto un percorso internazionale per fondare startup, realtà innovative, fare ricerca scientifica. Nel pieno della pandemia Di Lullo ha fondato SuperCharger Ventures, un’acceleratore digitale verticale sul segmento edtech. Da diversi anni vive a Singapore, la città Stato asiatica, una metropoli da oltre 6 milioni di abitanti e una popolazione in crescita (+5% tra 2022 e 2023). Di Lullo l’ha definita, con nostra sorpresa, «una realtà piccola, più che altro perché è facile mapparne l’ecosistema startup».
L’esperienza a Hong Kong
Alessandro Di Lullo ha completato gli studi all’Università Cattolica di Milano, dove ha frequentato il corso in economia e management. In quegli anni il suo obiettivo professionale lo proiettava verso l’investment banking, ma sono state le occasioni di interscambio con altre università ad aprirgli gli occhi su un settore, il fintech, che in Asia viaggiava già veloce. «Durante la triennale ho trascorso del tempo a Stanford, in California, e in Cina». Dopo la laurea ha scelto un master in finanza a Hong Kong. «I tassi di crescita dell’economia erano a doppia cifra. Ho capito quanto fosse interessante quel mercato, soprattutto perché avrebbe potuto darmi quel quid strategico». Nella sua formazione ha contato anche un’esperienza con Alberto Forchielli (lo avevamo intervistato subito dopo il fallimento della Silicon Valley Bank), all’interno di Mandarin Capital Partners.
Nonostante il rapporto conflittuale con la Cina, Hong Kong è riuscita a posizionarsi come uno dei principali centri di innovazione globale. Soprattutto per quanto riguarda il fintech. Dalla Borsa in giù, la città ha adottato per esempio il cosiddetto programma “Sandbox” che permette alle aziende fintech di testare i propri prodotti e servizi in un ambiente controllato. Una città laboratorio, dove da anni si testano tecnologie che nel vecchio continente si sono affacciate da pochi anni, come la blockchain, l’intelligenza artificiale, i Big Data. Nel 2022 erano quasi 4mila le startup attive in città. Di Lullo ha però scelto di proseguire l’esplorazione delle piazze asiatiche, stabilendosi a Singapore, la città dove oggi vive.
Singapore, tra govtech ed edutcation
«Qui c’è un avanzamento in particolare sotto l’aspetto del govtech, ovvero tecnologie e servizi rivolti ai cittadini». Non è un caso se l’immagine che in Occidente abbiamo di smart city ha spesso la skyline di una metropoli asiatica. «Tutto è di una semplicità incredibile – ci spiega Alessandro Di Lullo -. Tramite la registrazione del visto e di un numero di telefono crei un conto in banca e una serie di servizi». Spostandoci sull’argomento edtech, l’imprenditore ci ha spiegato che a Singapore «c’è un’esposizione su generative AI nel mondo dell’education. Ci sono circa 30mila insegnanti ed è policy del governo che tutti abbiano skill sull’intelligenza artificiale. Sono previsti continui programmi di aggiornamento. Le università creano contenuti, e il programma SkillsFuture offre bonus tra i 500 e i 5mila euro da spendere all’anno per formarsi». Con l’esplosione mediatica di ChatGPT a fine 2022, pure l’Asia ha registrato un’accelerazione sulla materia, anche se Alessandro Di Lullo ci spiega quanto la questione fosse già centrale ben prima della pandemia.
E a proposito di pandemia, SuperCharger Ventures è stata lanciata proprio nei difficili mesi di emergenza sanitaria, quando tutto il mondo chiudeva tra lockdown e quarantene. Si tratta di un acceleratore che ha in portafoglio oltre 100 startup del settore ed è nato sulla scia di un cambiamento in corso nell’ambito dell’istruzione. «La crisi finanziaria del 2008 ha contribuito alla rivoluzione delle fintech. La pandemia contribuirà a fare lo stesso con le startup edtech». Partiti da remoto, SuperCharger Ventures sta aprendo anche sedi fisiche tra Asia, Malta e Australia. Ma perfino i luoghi d’eccellenza hanno punti deboli e critici. «Da una parte è vero: Singapore vanta un supporto governativo fantastico: è semplicissimo lanciare una startup, sono previsti incentivi fiscali e grant. Ma non è un mercato così aperto agli stranieri che vengono qua per fare business. È un mercato che va per conoscenza. La grande differenza con l’America e l’Occidente, più value based, è che in Asia è tutto relationship-based. Il business non funziona se non hai le giuste conoscenze».