L’innovazione in agricoltura è decisiva per la rigenerazione del Salento post Xylella. Il founder: “Ho visto un’opportunità dove c’era un problema, ho voluto condividere e fare rete”
Il patrimonio dell’Unesco che il batterio Xylella ha distrutto si rigenera grazie all’agricoltura 4.0. A Parabita (LE), dove prima sorgevano ulivi secolari, ora ci sono vigneti hi tech. A vedere un’opportunità in un devastante problema è stato il fondatore di Tenuta Liliana, Antonio Intiglietta, imprenditore milanese di origini brindisine. Insieme a lui due giovani salentini: l’enologo Andrea Fattizzo e il direttore commerciale Andrea Stefanelli. Aprendosi all’innovazione, condividendo e facendo rete, stanno cercando di dare una seconda opportunità a un territorio messo in ginocchio dalla Xylella. Dal 2018, dove per secoli erano cresciuti ulivi, hanno impiantato vigneti tecnologici e biologici.
Grazie alla raccolta di crowdfunding che si è conclusa da poco (ha superato del 44% l’obiettivo prefissato di 250mila euro) il progetto di rigenerazione potrà continuare. Altri terreni incolti a causa della Xylella verranno comprati, bonificati e tecnologizzati. La cantina, nata anch’essa da un progetto di rigenerazione di una vecchia cava di pietre abbandonata, verrà ampliata seguendo i due principi cardine del progetto: condivisione e valorizzazione del territorio. Sempre rispettando l’ambiente e gestendo in modo oculato le risorse con l’aiuto della precision farming (agricoltura di precisione) e delle fonti di energia rinnovabili. Pratiche innovative che hanno fatto di Tenuta Liliana una delle aziende coinvolte nel progetto di ricerca interministeriale: Rigenerazione sostenibile nei territori colpiti da Xylella Fastidiosa.
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Gli ulivi colpiti dalla Xylella da problema diventano opportunità
“Bisognava dare un segnale – dice a StartupItalia Antonio Intiglietta, presidente di Tenuta Liliana – per svegliare lo splendido territorio del Salento dal torpore in cui la Xylella lo aveva gettato. Non potevamo restare a guardar morire quello che ci era stato dato. Sentivo il dovere di custodirlo e valorizzarlo. Per questo motivo, confrontandomi con due validi salentini, il dott. Fattizzo e il dott. Stefanelli, nel problema Xylella, ho visto un’opportunità”. Dal 2013, si stima che quasi 21 milioni di ulivi secolari siano morti o siano stati abbattuti in Puglia per contenere la diffusione del batterio. Un danno che ha messo in ginocchio l’economia di un intero distretto. La rigenerazione portata avanti da Tenuta Liliana è tesa a dare una seconda opportunità a una terra ricca di storia e tesori, puntando sull’innovazione e sulla capacità di fare rete.
“Non potevamo restare a guardar morire quello che ci era stato dato. Sentivo il dovere di custodirlo e valorizzarlo”
“Abbiamo voluto condividere il nostro progetto – continua Intiglietta – con chiunque avesse a cuore la rigenerazione del Salento. Oltre a trovare sostegno negli abitanti della zona, abbiamo soci inglesi e americani. Puntando sull’agricoltura 4.0 e sul vino di qualità che una terra ricca come il Salento può dare, abbiamo cercato di fare rete e innescare un meccanismo virtuoso che facesse da volano per la ripartenza”. Acquistare e bonificare terreni incolti impiegando manodopera locale nella tenuta è parte dell’obiettivo del progetto. Partendo dal settore primario, visto che il vino verrà spedito ai soci in più parti del mondo, l’intenzione è quella di creare un circolo virtuoso capace di incentivare turismo e terziario. L’agricoltura 4.0, in grado di rispettare l’ambiente, non sprecare risorse e garantire un prodotto di altissima qualità, si candida, così, a essere uno dei nodi principali di una rete creata per il rilancio del Salento post Xylella.
I vigneti 4.0 post Xylella al passo con gli obiettivi UE
“Grazie ai sensori che abbiamo istallato nei vigneti – racconta Andrea Fattizzo, enologo di Tenuta Liliana – siamo in grado di essere aggiornati in tempo reale sui parametri climatici, la temperatura del suolo, la bagnatura fogliare e il fabbisogno idrico. Grazie a un algoritmo che analizza questi dati trasmessi a un sistema, possiamo produrre un vino di qualità utilizzando solo le risorse necessarie. Irrighiamo quando ce ne è bisogno. Inoltre, il sistema, avvertendoci del rischio basso, medio o alto del diffondersi di parassiti o funghi, ci permette di intervenire in modo mirato e risolvere i problemi causati dai funghi Peronospora e Oidio”. In pratica, grazie alla precision farming, oltre ad abbattere i costi e limitare il consumo idrico, si riduce al minimo l’uso di pesticidi e il rilascio nell’aria di agenti inquinanti. Alla così detta lotta a calendario (trattamenti fitopatogeni su larga scala in periodi dell’anno prestabiliti), i dati elaborati dai sensori della Tenuta Liliana, permettono di condurre una lotta mirata e agevolano la resa nonostante la coltivazione dei vigneti sia condotta esclusivamente in biologico.
“Grazie ai sensori che abbiamo istallato nei vigneti siamo in grado di essere aggiornati in tempo reale sui parametri climatici, la temperatura del suolo, la bagnatura fogliare e il fabbisogno idrico”
Un processo produttivo in linea con il raggiungimento degli obiettivi dei programmi europei Green New Deal (Patto Verde europeo che ha come scopo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050) e Farm to fork (il piano messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente e che punta a incrementare i terreni agricoli destinati a colture biologiche fino al 25% entro il 2030 e ridurre del 50%, entro la stessa data, l’uso di pesticidi chimici in agricoltura). A breve la tenuta sarà ancora più green visto che è quasi completata la costruzione di un impianto fotovoltaico. Così sarà anche autosufficiente dal punto di vista energetico. A oggi sono stati impiantati, dopo un’attenta analisi delle proprietà del terreno roccioso, quattro vigneti 4.0 per un totale di 12,5 ettari di Cabernet Sauvignon. Le prime bottiglie sono in affinamento e il vino 4.0, frutto della rigenerazione del Salento, sarà pronto a fine anno.
La rigenerazione del Salento post Xylella punta sull’agricoltura 4.0
“I dati raccolti dai nostri sensori e le analisi dell’algoritmo – aggiunge Andrea Fattizzo – vengono condivise anche con i promotori del progetto di ricerca e sviluppo Rigenerazione sostenibile dell’agricoltura nei territori colpiti da Xylella Fastidiosa”. Il lavoro, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero delle Politiche Agricole, coinvolge il Dajs (Distretto di qualità agro-alimentare ionico – salentino), l’Istituto Agronomico Mediterraneo, l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr, il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, il Centro di Studi per i cambiamenti climatici, l’Università del Salento e diverse aziende del territorio. È teso a pianificare un complesso modello territoriale basato su una visione sostenibile del sistema agro-alimentare del Salento post Xylella.
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La mobilitazione e l’impegno per salvare il Salento e i suoi ulivi non si esaurisce con queste azioni. Ancora una volta, in aiuto di un patrimonio duramente colpito dalla Xylella, arriva l’agricoltura 4.0. Diverse sono le startup impegnate sul campo. Ad esempio Elaisian soccorre le piante malate, monitorando il loro stato di salute con soluzioni innovative e analisi dei dati. Fare rete, condividere e innovare sembra la strada giusta per reagire e superare il problema. A quanto pare, anche in un Salento devastato dalla Xylella l’agricoltura può rigenerarsi, ma solo se 4.0.