Lift-Bit è il nuovo progetto di Carlo Ratti che coniuga l’Internet-of-Things al mondo dell’arredamento e del design. Il risultato è un sofà intelligente che cambia forma in base alle nostre esigenze ma anche se si annoia.
Dopo aver esplorato le fogne delle città nel progetto Underworlds ed essere “risalito” grazie al progetto The Mile per il più alto grattacielo del mondo, Carlo Ratti si “prende una pausa” dalle grandi opere e si dedica a un oggetto molto più piccolo di un palazzo in cui racchiudere Central Park, ma altrettanto sofisticato. Nel contesto della XXI Triennale Esposizione Internazionale di Milano, che riapre le porte dopo una pausa di vent’anni, nella mostra “Stanze. Altre filosofie dell’abitare” sarà esposto in anteprima Lift-Bit. La mostra sarà aperta fino al 12 settembre 2016.
Il divano cambia forma grazie al gesto di una mano
Lift-Bit è il primo divano trasformabile a controllo digitale, realizzato da Carlo Ratti Associati e sviluppato con il supporto di Vitra, azienda svizzera specializzata nella produzione di mobili e arredamento di design. Si tratta di un sistema di arredo modulare e riconfigurabile, grazie alle tecnologie Internet-of-Things (IoT) che permettono di trasformare questo sofà, dandogli le forme più adatte al momento e alle necessità di chi lo usa.
Da poltrona a chaise longue, da letto a “paesaggio domestico”: i pouf esagonali imbottiti dotati di attuatore lineare, si sollevano e si abbassano, raddoppiando o dimezzando l’altezza di ogni singolo elemento in pochi secondi. Per controllare questa trasformazione basta un gesto della mano.
«Sono sempre stato colpito dal fatto che gli arredi trasformabili che si trovano in commercio sono divertenti o funzionali – ma di rado tutte le due cose insieme», spiega Carlo Ratti. «L’idea di Lift-Bit è un po’ quella di conciliare queste due dimensioni, partendo da un elemento di novità tecnologico». Il controllo esercitato dall’utilizzatore di Lift-Bit può avvenire anche tramiteun’app, capace di impostare configurazione predeterminate e di crearne di nuove.
Anche i mobili si annoiano
Il vero elemento divertente (ma anche un po’ inquietante) sta nella capacità di Lift-Bit di annoiarsi. Sì, avete capito bene. In omaggio al Generator Project, progetto del 1978 dell’architetto inglese Cedric Price, il sistema di Lift-Bit, quando è fermo per molto tempo, si annoia e per questo inizia a generare in modo autonomo nuove forme, in modo da coinvolgere gli utenti. «I mobili trasformabili non devono essere sorprendenti soltanto nella prima settimana d’uso! Al contrario, devono continuare a coinvolgere i loro proprietari. La capacità di Lift-Bit di assumere nuove configurazioni è per noi un elemento centrale» che rendono questo oggetto quasi “uno di famiglia” proprio grazie al suo “umore”.
Architettura come terza pelle
Tanti più sono i moduli di cui si compone Lift-Bit, tanto più questo mobile sarà interattivo e dinamico. Due elementi insieme disegnano una seduta. Quattro elementi, una chaise longue. Nove elementi, un ampio divano. Fino a decine di moduli esagonali, i quali possono andare a ricreare le sagome di un cratere o di un canyon. «Da tempo lavoriamo sull’ipotesi dell’architettura come una terza pelle», spiega Ratti «ovvero un ambiente capace di adattarsi alla presenza e alle esigenze di chi lo abita. Questa missione si ritrova almeno in parte nell’idea dell’Internet delle Cose, in cui tutti gli elementi della nostra casa si collegano in rete e diventano intelligenti, cioè in grado di rispondere meglio alle nostre abitudini e i nostri bisogni. E magari anche di strapparci un sorriso…».
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Il futuro dell’arredamento intelligente
Guardando l’evoluzione delle nostre case, Carlo Ratti fa un’ipotesi su come evolverà il nostro rapporto con gli oggetti, partendo dai primi che hanno cambiato il concetto di spazio e tempo a partire dagli anni ’50. «Nel ventesimo secolo, il frigorifero e la lavatrice sono stati decisivi nel liberare il tempo del lavoro domestico, sostenendo il percorso di emancipazione femminile e così forme sociali completamente nuove.
Negli ultimi vent’anni ciò che ha rivoluzionato di più le nostre vite è stato senza dubbio Internet, che ha completamente cambiato la nostra idea di “confine domestico”, inteso come rapporto tra pubblico e privato, e i nostri modi di comunicare. Credo che dall’intersezione tra i due mondi precedenti – ovvero l’Internet of Things, Internet delle Cose – nasceranno alcuni tra gli esperimenti più interessanti della casa di domani».
Stefania Leo