Gioca a StarCraft 2 da quando aveva 8 anni. Nel 2021 è diventato campione del mondo dei videogiochi. Sarà tra gli ospiti di SIOS22 Winter Edition, in programma il 12 e 13 dicembre a Milano
«Se dovessi cambiare qualcosa in Italia per quel che riguarda i videogiochi partirei dalla mentalità. Mi sembra di venir preso sul serio soltanto dopo che dico quanto guadagno. Per loro è giocare al computer, ma non capiscono». Riccardo “Reynor” Romiti, 20 anni, è uno dei talenti del gaming italiano, campione del mondo nel 2021 di StarCraft 2, uno tra gli strategici più complessi. In questa intervista siamo partiti dalla sua quotidianità, per scoprire di più su un mondo che in Italia si sta affermando ma che, per quanto riguarda gli esport, resta ancora una nicchia. Romiti sarà tra gli ospiti del prossimo SIOS22 Winter Edition il 12 e 13 dicembre a Milano (qui il link per i biglietti). L’appuntamento in collaborazione con Università Bocconi sarà l’occasione anche per fare il punto sul gaming, settore trainante nella galassia dell’intrattenimento.
Per conoscere un lavoro come quello del pro player può essere utile partire dalla sua giornata tipo. «Varia a seconda di quanti tornei ci sono e della loro importanza. Mi sveglio alle 11 e dopo colazione mi sposto al PC, dove faccio un’ora e mezza di allenamento». Trattandosi di un multiplayer, StarCraft 2 risponde a logiche globali e per allenarsi coi migliori occorre aspettare che si colleghino da tutto il mondo. «Parecchie persone iniziano quando in Italia sono le 2 del pomeriggio. Dopo pranzo vado in palestra e al ritorno faccio un’altra sessione di allenamento».
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Si potrebbe pensare che per diventare campioni del mondo di un videogioco siano necessarie ore e ore di allenamento. Ed è così. Ma se uno ha iniziato a giocare a StarCraft all’età di 8 anni, alla fine bada di più alla qualità del tempo speso. «In un giornata mi alleno massimo tre ore – ci ha spiegato Romiti – lo faccio da talmente tanto che non mi serve prepararmi più su certe cose. Per come funziono, troppo allenamento sarebbe controproducente». Entrato nel blasonato team RedBull, Romiti non ha nascosto la propria amarezza per il 2022. «È stato deludente, avrei potuto fare di più».
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Qui sopra abbiamo pubblicato la live di una delle partite di Romiti, per rendere l’idea della complessità di StarCraft 2. «Sicuramente ci vuole una base di talento. La velocità la puoi allenare, ma non si impara». A impressionare è il numero di azioni per minuto, ossia click, che professionisti come Romiti eseguono durante una partita. «Dalle 500 alle 600. Ormai sono diventato un tutt’uno con StarCraft. Conosco a memoria tastiera e mouse e non ci penso nemmeno. Non è facile da spiegare».
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Senz’altro è meno difficile raccontare che sensazioni si provano durante un torneo esport. Stadi pieni, con migliaia di persone che seguono le partite dei pro player in diretta. «Il ricordo più emozionante è di quando, nel 2019, stavo in California per i Mondiali. Un’emozione unica: al centro dello stadio quattro computer, e tutt’attorno le persone che ti guardano. Senti il tifo, lo stadio che si muove. Trema davvero tutto». Per comprendere l’importanza del movimento esport a livello globale Romiti ci ha dato qualche cifra sui montepremi: «Nei tornei il primo classificato può vincere dai 15 ai 20mila dollari. Al Mondiale al migliore vanno 130mila dollari». Ma chi lavora nel mondo dei videogiochi ha tempo per i videogiochi? «Certo. Al momento sto giocando a League of Legends, ma vorrei iniziare God of War».