L’unione tra visual novel e gioco di ruolo: s’ha da fare questo matrimonio?
Death end re;Quest è uno strano cocktail tra due generi videoludici molto diversi tra loro. Da una parte abbiamo gli RPG, meglio ancora, la sottocategoria dei JRPG con tutti i richiami all’immaginario anime, con trame spesso originali e personaggi ben scritti; dall’altra le visual novel, romanzi interattivi in console, dove una buona sceneggiatura è in grado di catturare anche il gamer più diffidente verso titoli con gameplay ridotti all’osso. Ebbene, in Death end re;Quest – qui il sito ufficiale – gli sviluppatori di Compile Heart, di stanza in Giappone, hanno voluto fondere due anime in un titolo criptico e inquietante, che ci ha però lasciato disorientati per l’estrema loquacità. Lo abbiamo testato su Nintendo Switch.
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Death end re;Quest
La trama di Death end re;Quest, per quanto non innovativa nello schema, parte da un avvio intrigante. Per una ragione inspiegabile la protagonista Shina Ninomiya, che sviluppa videogiochi in Giappone, si risveglia all’interno del medesimo titolo che stava realizzando con i suoi compagni della software house. L’alter ego della giovane è un avatar kafkiano con zampe di ragno fuse nel suo corpo. L’escamotage narrativo lo abbiamo già visto in altri titoli, anche burleschi, dove sono gli stessi creatori a diventare protagonisti delle avventure narrate. In questo frangente, però, Shina dovrà affrontare un mondo malefico e pieno di pericoli e dolore.
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Già nei primi istanti del gioco comprendiamo un’impostazione che ha sottratto dinamismo all’anima JRPG per dedicare molto dello sviluppo alla narrazione e ai dialoghi (in inglese). Purtroppo, da questo punto di vista, ammettiamo che la combinazione non vale come una micidiale combo, ma come un’unione imperfetta. Spesso brevissime sessioni di gioco vengono interrotte da lunghe e prolisse parentesi di confronto tra Shina e Arata Mizunashi, suo fedele amico pronto a salvarla da questo mondo infernale.
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Non manca comunque l’azione in Death end re;Quest, composta principalmente dalle fasi di combattimento con mostri terribili e da minime dosi di esplorazione di un mondo piacevole, ma che all’occhio risulta appena abbozzato. I combattimenti procedono per turni e Shina – insieme ad alleati che incontrerà lungo il viaggio – ha un numero limitato di colpi prima di prepararsi all’attacco nemico. Se i personaggi sono ben realizzati, con una cura apprezzabile che ci rimanda all’universo anime, il comparto grafico di contorno lascia un pò a desiderare, soprattutto nelle ambientazioni e nelle texture.