Da ragazzino si sentiva già imprenditore. «In Francia mi sono innamorato di mia moglie e del “problema” della lingua». Il Ceo della scaleup Translated ospite della nuova puntata di “Italiani dell’altro mondo”
Google Translate è stato lanciato nel 2007. Il traduttore di Microsoft è arrivato nel 2009. Dal 2017 in molti fanno ricorso a Deepl. Ma nella partita delle traduzioni compare anche un campione nazionale italiano, fondato da una coppia più di venti anni fa. Lei una linguista, lui un esperto di informatica con già qualche discreta esperienza alle spalle in tema startup e innovazioni digitali. Questa è la storia di Translated, raccontata in un 2023 dove l’intelligenza artificiale fa vacillare non poche certezze. Quali mestieri saranno cancellati o resi obsoleti da ChatGPT? Se nella partita entrano due giganti come Google e la competitor cinese Baidu, cosa dobbiamo aspettarci? «I modelli della lingua saranno i nuovi motori di ricerca. Il tasso di crescita e miglioramento di questa tecnologia è rapido. Possono davvero battere Google». Marco Trombetti, cofounder e Ceo di Translated, è il nuovo ospite di questa puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo”.
La prima delega, a 12 anni
Imprenditori si nasce o si diventa? Marco Trombetti non ha dubbi. «Per quanto mi riguarda, credo sia l’unica cosa che abbia voluto. Non ho mai preso in considerazione la possibilità di fare altro». Informatico e investitore, ha coltivato la passione del digitale fin da ragazzino. Ci ha parlato del suo primo lavoretto, lui cresciuto a Torvaianica, vicino Roma, che un’estate l’ha passata in un’azienda dove si convertivano le mappe analogiche in mappe digitali. «Un’ora e un quarto tra autobus e metro. Questo per un mese. Quando mia madre ha scoperto che cosa ho fatto con la paga si è messa a piangere».
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Nessuna bravata, intendiamoci. Ma quanti genitori potrebbero raccontare una storia del genere sul figlio adolescente? «A 12 anni ho pagato la donna delle pulizie perché mi mettesse in ordine la stanza. In pratica ho imparato la delega molto giovane». I traguardi sarebbero arrivati prima di compiere i 18. «A 15 ho sviluppato un software per copiare i CD nelle videocassette: alla fine l’ho distribuito gratuitamente». Un’epoca di pionieri, gli anni Novanta: «Ho lanciato Web Chat World», oggi lo definiremmo un social network. «L’abbiamo venduto a DoubleClick, che poi sarebbe stata acquisita da Google per 6 miliardi». Cosa aveva di speciale? «Era una accozzaglia di roba, ma faceva 50 milioni di page views al mese».
Innamorarsi di un problema
Marco Trombetti come altri innovatori italiani ha molto da raccontare sul passato che ha reso possibile il nostro presente, popolato da app, servizi digitali, banda larga e business che sbocciano dal nulla. Da ventenne, con una exit in tasca si è spostato in Francia per l’Erasmus, e lì ha conosciuto la futura moglie, Isabelle Andrieu. «Mi sono innamorato di lei e del problema della lingua». Problema inteso non come l’enorme ricchezza che l’umanità ha accumulato in millenni di storia e cultura, ma pensando alle barriere linguistiche. Secondo Trombetti abbattere questi muri aprirebbe scenari inaspettati. «Sbloccheremmo una nuova fase evolutiva».
“Tutte le persone al mondo dovrebbero comprendersi, profondamente. L’unica soluzione è risolvere il problema della traduzione”
E a questo punto della chiacchierata, occorre citarlo. «Musk si sta concentrando sulla colonizzazione di Marte. Ma non credo sia la priorità». In pochi, dopotutto, potrebbero pensarlo. «Tutte le persone al mondo dovrebbero comprendersi, profondamente. L’unica soluzione è risolvere il problema della traduzione». Su queste basi prende forma Translated, una startup costituitasi nel 2002 con l’obiettivo di mettere macchine e umani le une accanto agli altri. Di recente è stata nominata leader nella machine translation nel MarketScape di IDC.
Translated e la singolarità
«Noi offriamo traduzioni veloci: le macchine suggeriscono ai traduttori, che a loro volta suggeriscono i miglioramenti alla macchina». Non sono molte le aziende innovative ad aver attraversato più di una tempesta finanziaria. «Facciamo questo da 20 anni. Pensiamo di essere gli unici al mondo, essendo poco modesti. E abbiamo una strategia: le Big Tech usano forza bruta; noi invece ci rendiamo conto che le persone sono felici di migliorare con la tecnologia».
“Finora il lavoro è stato basato sul tempo. Presto, grazie all’AI, sarà remunerata l’energia”
Tecnologia che oggi svela alcuni potenziali futuri, sui quali Trombetti azzarda previsioni. «Finora il lavoro è stato basato sul tempo. Presto, grazie all’AI, sarà remunerata l’energia». E quale sarà il punto di svolta? «La singolarità, ovvero quando una macchina supererà un umano per intelligenza. Tolta la religione, sembrerà banale, ma il cervello è una macchina di computazione». Tempi di attesa? «Non mi sento di dire che ci saremo tra dieci anni». Si ferma, e poi aggiunge: «Ma non è impossibile».
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Lasciamo da parte la post singolarità, e rimaniamo sull’attualità che Trombetti commenta partendo da una premessa. «Non guardo mai il mondo dalle finestre piccole. Per creare qualsiasi cosa che abbia un impatto sul pianeta ci vogliono dai 20 ai 30 anni. Vista così, Translated è giovane». Dunque non ha senso, dal suo punto di vista, guardare allo scenario attuale delle Big Tech che licenziano. «Tra due anni quelle multinazionali avranno assunto migliaia di persone. Le Big Tech seguono il mercato, non il long-term. E preferiscono la felicità degli investitori».
Breve storia dell’AI
Abituati a definire l’AI come una tecnologia travolgente e di sicuro successo, ci dimentichiamo che è anziana tanto quanto internet, e che ha vissuto tempi peggiori. «Nella storia dell’AI, all’incirca negli anni Sessanta, ci fu un momento in cui si pensava che avrebbe risolto tutto. Poi è iniziato un lungo inverno, fino alla fine del secolo scorso. Negli ultimi 5 anni si è capito che la macchina avrà la stessa capacità computazionale dell’uomo». Motivo che ha spinto imprenditori visionari come Elon Musk a proporre alternative. Da un parte ha cofondato OpenAI insieme a Sam Altman – per sviluppare ChatGPT – e dall’altra ha fondato Neuralink per impiantare chip nel cervello delle persone. E proteggerle dallo strapotere dell’intelligenza artificiale.
“Su Twitter non è stato esemplare. Ma credo che Musk abbia un livello etico e morale superiore agli altri”
Neuralink e i suoi chip
«L’idea di far interagire uomini e macchine con un chip è un passo in avanti enorme. È una tecnologia invasiva, non un banale cerotto. All’inizio lo applicheranno a persone con patologie, poi a chi vuole potenziarsi». Si può esser d’accordo con Musk quando sostiene che tutti siamo già cyborg a causa del nostro rapporto (spesso subordinato) con la tecnologia. Ma qui il problema è bioetico, secondo Trombetti. «Tramite Neuralink potresti creare l’addiction più grande: una scarica di dopamina con un tasto. Sono felice che dietro a questo progetto ci sia un imprenditore come Elon». Sul Ceo di Tesla, al centro di mille polemiche, precisa. «Con Twitter non è stato esemplare. Ma credo abbia un livello etico e morale superiore rispetto ad altri».
Di nuovo a Roma
Concludiamo questo viaggio sulle tecnologie che stanno cambiando il mondo nella sua Roma. Trombetti qui ha fondato Pi-Campus, molti anni prima che in Italia si iniziasse a parlare di startup. «Ho capito tardi l’importanza del Venture Capital. Nel 2004 incontrai il cofounder di Google, Sergey Brin. All’epoca fatturavano 2 miliardi. Translated non aveva bisogno di capitali, ma ho compreso la potenza di un investitore che crede in te. Dopo un paio di anni abbiamo lanciato Pi-Campus». Da allora 60 investimenti, stringendo collaborazioni con un’acceleratore del calibro di Y Combinator. Marco Trombetti spesso rilancia i tweet del suo Co-founder Paul Graham. «Nel 2002 si occupava di AI: ha scritto un paper scientifico su come risolvere lo spam delle mail. Graham è un computer scientist, che si interessa di impresa e aiuta i giovani a fare altra impresa: è il mio eroe».
The rise of the latest forms of AI means there's a new business model for any startup with software that people use to make things: let people use it for free in return for permission to train your AI on what they create, and charge for the use of the AI.
— Paul Graham (@paulg) January 27, 2023