Elisabetta Faggiana ha vissuto per anni in Inghilterra. Con Unexpected Italy sta per lanciare un’app votata al turismo responsabile. È lei la protagonista della nuova puntata di Italiani dell’altro mondo
Dopo esser stati a Londra per farci raccontare il percorso di Shop Circle, abbiamo deciso di trattenerci nella City. Perché in questa nuova puntata della rubrica Italiani dell’altro mondo vi parliamo di un’altra iniziativa lanciata nella capitale inglese. «Senza Londra non mi sarei buttata in questo progetto». Elisabetta Faggiana è cofounder di Unexpected Italy, un progetto traveltech che in realtà è partito nella capitale britannica prima dello scoppio della pandemia. Originaria di Vicenza e con mamma inglese, Faggiana ha studiato mediazione linguistica e subito dopo l’università ha preso un volo per il Galles iniziando a lavorare nel settore della moda. Come accade quando raccontiamo i profili degli imprenditori, le loro traiettorie di vita non sono spesso prevedibili. E infatti prima di lanciare una startup per scoprire Londra facendo al contempo fitness, Elisabetta Faggiana ha fatto esperienza nel mondo dei musical.
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Il contesto è tutto
Prima di Londra Elisabetta Faggiana ha lavorato per qualche mese a Dubai al Broadway Entertainment Group. «In quel periodo ho incontrato un imprenditore australiano che mi ha coinvolto in Fame Group, una realtà che punta a ricercare talenti emergenti nel campo musicale». E così è ritornata in Europa, tra Milano e Londra dove infine si è stabilita per lavorare come General Manager. «Ho collaborato con brand globali come Universal Music e Disney». E nel frattempo si guardava attorno, notando che molti colleghi lanciavano iniziative.
Il contesto fa molto nella storia di un imprenditore e per Elisabetta Faggiana Londra è stata un facilitatore di incontri e opportunità. Quello con Savio Losito, compagno di vita e di business, è stato decisivo per proporre sul mercato turistico londinese London Fitness Tour. «Si basava su un concetto di benessere culturale. Scoprivamo la Londra meno conosciuta a passo di fitness e a ritmo di musica. Savio per ogni uscita riservava una playlist dedicata ai posti attraversati. È stata un’esperienza di expat, un modo diverso di stare insieme».
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Da Londra a nomadi digitali
Molte startup hanno pivotato, e così ha fatto quella di Elisabetta Faggiana, che ha corretto il tiro per abbracciare un pubblico di turisti ancora più ampio. È così che è nata Unexpected London. «L’abbiamo chiamata Unexpected perché era un termine ricorrente nelle recensioni dei tour. L’obiettivo era offrire un’esperienza turistica senza impattare negativamente sul territorio. Siamo partiti nel 2017 e nella seconda estate avevamo tre tour al giorno, tutta la settimana».
Come tanti altri comparti, anche quello del turismo è stato investito dalla pandemia. «La Gran Bretagna in quegli anni è diventata un’isola chiusa». A contribuire all’isolamento prima della pandemia, ovviamente, Brexit. «Ha dato voce a un razzismo che prima non aveva voce. Londra è sempre stato un luogo multiculturale. Ma quella scelta ha svelato una certa intolleranza. Le parole che spesso usano gli inglesi è we are a broken country».
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Quel bagaglio appreso a Londra Elisabetta e Savio l’hanno così portato in Italia, dove hanno deciso di stabilirsi momentaneamente. A Bari stanno lavorando al lancio di Unexpected Italy. «Stiamo costruendo un ecosistema di viaggio, che parte dalla promozione del territorio e dalla ricerca delle realtà indipendenti e autentiche. Sull’app presto saranno disponibili guide digitali di Roma, Matera, Palermo, Vicenza e buona parte della Puglia».
L’obiettivo è far sentire locali chi passa anche soltanto poche ore in un luogo. Sfida non facile, ma che quantomeno posiziona la startup traveltech nella nicchia del turismo fatta di incontri e non di esperienze mordi e fuggi. Riguardandosi indietro Elisabetta resta consapevole che quella voglia di mettersi in gioco e ripartire lanciando una startup in un settore nuovo ha un luogo di nascita. «A Londra ho imparato il potere del networking. E la prima regola è che non devi pensare cosa possono fare gli altri per te, ma cosa puoi fare tu per loro».