La startup californiana è una delle tante imprese che sviluppa soluzioni per automatizzare alcune attività nei ristoranti: l’obiettivo non è rimpiazzare i camerieri umani, ma liberarli da compiti ripetitivi per curare meglio il cliente
L’automatizzazione in cucina serve, piace e per questo si diffonde, come testimonia la crescita di interesse verso le aziende che sviluppano robot in grado di effettuare alcune delle mansioni di cuochi e camerieri. L’ultima dimostrazione in merito arriva da Bear Robotics, che ha chiuso un round di Serie B da 81 milioni di dollari. La startup californiana fondata nel 2017 e sostenuta da SoftBank Robotics ha convinto diverse società a seguire l’esempio del colosso giapponese, come la sudcoreana IMM, la telco KT Corp e Cleveland Avenue, società di venture capital fondata da un ex dirigente di McDonalds. Con il recente capitale ottenuto, i finanziamenti di Bear Robotics salgono a 115,8 milioni di dollari, in virtù del primo round da 32 milioni di dollari guidato proprio da SoftBank nel 2020, per accelerare la produzione di robot in grado di muoversi all’interno di ristoranti, cucine, bar e altri spazi dedicati alla ristorazione.
I camerieri robotici di Bear Robotics sono pensati per aiutare i colleghi umani, occupandosi di azioni ripetitive come sparecchiare e ripulire i tavoli, portare i piatti in tavola e riportare le stoviglie in cucina per il lavaggio. L’idea della startup non è rimpiazzare i camerieri, bensì liberarli dai troppi compiti così da permettere loro di avere più tempo per curare l’assistenza dei clienti. “Avendo aperto il mio ristorante tanti anni fa, ho imparato che bisogna automatizzare alcune delle tante mansioni che spettano a chi gestisce la sala, senza rinunciare a essere un grande ristorante. Il nostro robot, Servi, nasce per aiutare i dipendenti e migliorare l’esperienza dei commensali, perché non si tratta di automatizzare tutto il lavoro ma ottimizzarlo“, ha detto a Techcrunch John Ha, amministratore delegato di Bear Robotics.
Sono due, per ora, le opzioni proposte dalla startup californiana: Servi e Servi Mini, con il primo che consente un’elevata capacità di trasporto e funzioni multiuso, mentre il secondo è dedicato all’esecuzione di attività specifiche, dalla consegna di bevande alla gestione dei bar. I punti in comune sono alcuni elementi tecnologici, come la presenza del sensore LiDar e diverse fotocamere per spostarsi in maniera sicura riconoscendo percorso, oggetti e individui e l’autonomia che si aggira sulle 12 ore, in grado perciò di portare a termine un doppio servizio nell’arco della singola giornata.
Più di 5.000 sono stati finora i robot consegnati da Bear Robotics ai vari partner distribuiti tra Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, con una stima totale di circa 28 milioni di pasti consegnati e poco meno di 540.000 chilometri percorsi. Cifre prodotte dalle unità utilizzate da un numero crescente di attività e punti vendita, con un forte incremento registrato durante la pandemia, poiché i camerieri-robot si sono rivelati ideali per sopperire alla mancanza di manodopera e, al contempo, al rispetto del distanziamento sociale. Due ragioni che hanno spinto Marriott, Pepsi, Compass Group e catene di ristoranti popolari in Usa come Danny’s e Chili’s a puntare su Servi, capace di ritagliarsi uno spazio anche in casinò, case di riposo, arene sportive e alberghi.
L’emergenza sanitaria è diventata un’occasione d’oro per la startup del settore, in particolare nel mercato a stelle e strisce dove, nonostante la tenue ripresa degli ultimi mesi, secondo i dati del Bureau of Labor Statistics restano circa 800.000 posizioni scoperte. Un altro mega fattore che ha aperto la corsia preferenziale per la diffusione della robotica tra i ristoratori, con un crescente interesse per gli investitori. Sono arrivati così, in pochi mesi, parecchi round da varie decine di milioni di dollari per le startup come Peanut Robotics, Knightscope, Miso Robotics e Starship Technologies. E il futuro a breve e medio termine continuerà a premiare queste imprese, con un tasso di crescita del mercato dei robot mobili autonomi stimato al 43% fino al 2027.
Tornando a Bear Robotics, che installa, noleggia e si occupa della manutenzione dei suoi camerieri-robot per 999 dollari al mese (che equivale a un costo di 2,75 dollari orari, assai minore di quello di un dipendente), l’obiettivo è continuare a crescere nei mercati in cui è già attiva, con l’intenzione di sbarcare nel giro di pochi mesi anche in Europa e nel Sudest asiatico, sfruttando soprattutto la carenza di manodopera che caratterizza la maggior parte dei paesi delle due aree geografiche. Passi significativi che richiedono ovviamente anche un team più corposo, con i californiani pronti a intensificare le assunzioni, non solo in ambito marketing, poiché la tabella di marcia prevede entro la fine dell’anno il lancio di due nuovi robot: una in grado di rilevare la qualità dell’aria e l’altro capace di assicurare le consegne al piano, tramite l’utilizzo di un ascensore.