La passione per il mare lo segue da sempre, così ha deciso di applicare quelle regole che il surf, la vela e il nuoto gli hanno insegnato per cavalcare le onde del mercato imprenditoriale. «Dopo un’esperienza a New York, tornato in Italia ho fondato Patacu, ma non è andata come speravo. Quel fallimento però mi è servito a fare meglio ed è nato Escu.be Studio. Oggi accompagniamo le startup nel loro viaggio verso i mercati». A parlare è Simone Orlandini, co-founder di Escu.be, startup studio con sede a Roma che aiuta realtà innovative ad alto impatto nei settori della mobilità intelligente, climate tech, lifestyle e della sostenibilità urbana. Nata, appunto, da un fallimento, Escu.be lavora assieme alle startup accompagnandole in diverse fasi per prepararle al successo nel mercato. Sulle sponde del Trastevere questa settimana fa tappa il nostro Viaggio in Italia, in compagnia di Simone che ci racconta come questa idea ha preso forma e quali sono i progetti che intende realizzare nella capitale.

Dal cinema all’imprenditoria
Simone Orlandini, classe ’75, è tornato in Italia in seguito a una lunga esperienza a New York per studiare cinema. «Dopo la laurea in Economia mi sono trasferito in America perchè mi appassionava il cinema, ma a un certo punto ho capito che non sarebbe stata quella la mia strada – spiega Simone – Dopo 4 anni sono tornato in Italia e, nel 2014, ho sviluppato una software house, Patacu, che si occupava di promuovere prodotti in vendita attraverso video. Diverse volte avevo rischiato di prendere delle fregature su Ebay, così avevo pensato che una startup simile avrebbe potuto aiutare altri utenti nella scelta di che cosa acquistare. Ma se sarebbe stato il tempo giusto per lanciarla in America, questo non è accaduto in Italia, dove la tecnologia era ancora molto indietro e lo smartphone è arrivato dopo il 2014». Simone spende quasi tutto quello che ha per mettere in piedi Patacu, ma poi l’azienda fallisce. «Non è stato un bel momento ma ho sempre pensato che se qualcosa deve fallire deve, allo stesso tempo, insegnare che si può fare meglio».
L’avvio di Escu.be Studio
Così, dopo quella brutta sorte, Simone non si dà per vinto e pensa a un’altra idea molto diversa: «Supportare le startup innovative nella parte business e software laddove le competenze non sono ancora mature. Con Patacu ho viaggiato per tutta Italia, ho visto pitchare più di 600 startup, e ho scoperto che tra le fasi più difficili da affrontare nella vita delle realtà innovative ci sono i lanci sul mercato. Non è sempre facile, infatti, riuscire a trovare la chiave perfetta tra esigenze della startup e dei clienti. Ho capito, quindi, che dovevo fare qualcosa per diminuire questo gap». Così è nato Escu.be. «Inizialmente il nostro ufficio si trovava nel quartiere Flaminio, poi, da quando è arrivato il Covid, lavoriamo da remoto e siamo alla ricerca di un altro ufficio dove poterci trasferire».

Le due realtà più promettenti di Escu.be
Con Escu.be Simone lavora per massimizzare le possibilità di successo degli imprenditori. «Ho capito che fare fundraising è fondamentale e che la traction di una startup genera una traction di tutto lo studio. Oggi noi seguiamo 4 realtà differenti che si occupano di mobilità sostenibile, turismo ed education su Roma, ma puntiamo sempre più in alto». Escu.be supporta queste aziende nelle loro iniziative di open innovation. «Come imprenditori, noi stessi comprendiamo in prima persona le esigenze e le sfide della costruzione di una startup ma anche l’importanza del talento come risorsa chiave. E la collaborazione è fondamentale. Per questo creiamo connessioni significative tra startup, investitori, esperti del settore e partner strategici e andiamo alla ricerca di founder che bene conoscano il proprio mercato e le problematiche e abbiano bisogno di aiuto per scalare. Vogliamo affiancare 4 startup ogni 2 anni».

Tra le realtà più promettenti di Escu.be ci sono THESS, un servizio per creare e gestire eventi, sviluppare app, MVP e business model. «THESS è stata scelta anche dall’AS Roma allo Stadio Olimpico per gestire l’area ospitalità e la abbiamo implementata anche con la scansione del QR code all’entrata», commenta Simone.
Ma anche T’Accompagno, un servizio per l’accompagnamento di anziani e bambini che strizza l’occhio alla sostenibilità ambientale. «Si tratta di un servizio di mobilità sociale a impatto zero che a giugno ha aperto a un preseed da un milione e a settembre ha iniziato a fatturare con quasi 100 accompagnamenti nel primo mese», racconta Simone. T’Accompagno prevede dei care-assistant che accompagnano chi fa richiesta a bordo di auto elettriche, sanificate e dotate di seggiolini omologati in un’esperienza a impatto zero in termini di carbon footprint. Il pagamento viene effettuato automaticamente alla fine del tragitto, con carta di credito o scalando crediti acquistati precedentemente. Una volta che la persona arriva a destinazione, una notifica avverte un parente del completamento del servizio.

«Per rappresentare Escu.be abbiamo scelto un logo a esagono, proprio come la base di alcune strutture solide, per esempio le arnie delle api, ma anche della vela. Ed esattamente come la forma del porto di Traiano, tra Fiumicino e Ostia antica, dove sorgevano cantieri e mercati. Ecco l’idea che abbiamo del nostro studio è proprio questa: far sì che in questo esagono ci siano cantieri e startup che si dotano delle competenze necessarie per affrontare il mare aperto – conclude Simone – Quando sono tornato a Roma dopo 4 anni a New York l’ho trovata un po’ come una poltrona sfondata: è comoda, hai un buon clima ed è bello anche solo uscire di casa ma c’è una viscosità che non consente di essere particolarmente dinamici». Però adesso sente che qualcosa sta cambiando: «C’è una trasformazione in atto e voglio contribuire a rendere reale questo cambiamento, convinti che si debbano sostenere tutti i progetti che nascono da buone idee, mantenendo la nostra trasversalità».