L’Italia non è gli Stati Uniti, così come non è la Francia. Francesco Mondini de Focatiis, 24 anni, ha conosciuto entrambi gli ecosistemi e oggi opera da Parigi come growth equity analyst di Eurozeo, società di investimenti che pochi giorni fa ha annunciato la chiusura del suo fondo Eurazeo Growth Fund IV a 650 milioni di euro, con l’obiettivo di arrivare a 1 miliardo. «In Italia purtroppo manca ancora l’effetto palla di neve, manca un effetto in stile PayPal Mafia. Mi riferisco a startup di seconda e terza generazione che sbocciano da storie di successo».
In questa nuova puntata del lunedì dedicata a profili che operano nel mondo degli investimenti e del Venture Capital siamo volati a Parigi per mettere in luce le differenze tra i due ecosistemi, quello italiano e quello d’Oltralpe, dove la macchina delle startup e degli investimenti è partita molto prima che in Italia. C’è dunque un fattore tempo di cui tenere conto.

La prima startup
Mondini de Focatiis ha trascorso gli anni delle superiori in Francia, frequentando anche l’ultimo anno di liceo in un college negli Stati Uniti, nel New Hampshire. Non la California dove l’esposizione al mondo startup è martellante. Questo però non significa che non ci sia una mentalità diffusa più orientata al fare impresa. «Una mia compagna di classe ha lanciato una startup a cui poi mi sono unito tra i primi dipendenti quando ho iniziato l’Università in Bocconi».
La società si chiama Vintro e oggi ha un altro modello di business. All’epoca si occupava di consentire a founder e Ceo di entrare in contatto con potenziali investitori e business leader. «Dall’Italia mi occupavo di sondare possibili partnership nel mercato europeo. In America è banalmente accettato il fatto di dover pagare per avere accesso a un network di livello. Ricordo invece di una telefonata in cui ci hanno detto che si trattava di un servizio immorale».

Venture Capital al sud
Erano gli anni 2018, 2019, in quel pre pandemia che ha rappresentato un momento ancora pionieristico per certi aspetti dell’ecosistema. Mondini de Focatiis ha lasciato quell’esperienza per frequentare un master in management in Francia, presso INSEAD, nel quale ha avuto ancora modo di conoscere come funziona la fase pre-seed di un progetto imprenditoriale. «Con alcuni colleghi abbiamo lavorato su un LinkedIn per i professionisti del mondo medico, basandoci su un modello americano».
Un’esperienza che gli è servita, ma da neolaureato ha preferito concentrarsi su quel che accadeva dall’altra parte, quella di chi investe. Ha così iniziato a lavorare per Vertis SGR a Napoli. «In futuro non escludo davvero di tornare in Italia. Ci sono ottimi talenti e ottime università ma quel che manca sono i punti di riferimento, il mentoring di grandi imprenditori. Non ci sono ancora sufficienti storie di successo». Per intenderci, non siamo ancora terra di scaleup, men che meno di unicorni.

Startup nation
«Sono in Francia perché qui ci sono operatori con 20 anni di esperienza nel settore». E quello in cui è verticale non è più quello seed, ma growth. Un altro campionato per le ex startup divenute ormai grandi con numeri e revenue da grande impresa digitale. «In Francia ci sono incentivi fiscali per investire e monetari per fare imprenditoria. Si supportano le persone che decidono di dimettersi per fondare startup. L’ecosistema è più sviluppato ed è competitivo». Per non parlare dell’impegno politico nazionale, con il presidente Macron che ha accelerato il progetto di startup nation e puntato sull’aumento del numero di unicorni.
«Se a Parigi entri in una stanza con ingegneri una buona percentuale di loro vorrà fare l’imprenditore. E questo perché hanno tanti esempi a cui ispirarsi». Al momento però non è con loro che si interfaccia ma con chi punta a crescere e strutturarsi. «In Eurozeo investiamo dal round Serie B in su, dai 20 ai 100 milioni. Con società tech che hanno ricavi dagli 8 milioni di euro in su. Da italiano guardo molto da vicino l’ecosistema ma nel nostro radar sono davvero poche le società che rispettano questi standard».