L’investimento è guidato da Plural e UVC Partners, insieme a High-Tech Gründerfonds (HTGF) e Wilbe Group
Proxima Fusion, startup con sede a Monaco di Baviera che progetta centrali a fusione basate sul concetto di stellarator, ha completato un round pre-seed da 7 milioni di euro. L’investimento è guidato da Plural e UVC Partners, insieme a High-Tech Gründerfonds (HTGF) e Wilbe Group. Proxima Fusion è il primo spin-out dell’Istituto Max Planck per la Fisica del Plasma (IPP). La startup è stata fondata da scienziati e ingegneri del Max Planck IPP, del MIT di Boston e di Google-X. Il gruppo mira a costruire un nuovo stellarator ad alte prestazioni nei prossimi anni. L’azienda punta a realizzare una centrale a fusione prima nel suo genere entro la fine degli anni 30.

Cosa sono gli stellarator
Per rendere possibile la fusione sulla Terra, si può confinare la materia ionizzata ad alta energia, chiamata “plasma”, attraverso campi magnetici. I tokamak e gli stellarator sono due approcci che consentono di creare una “gabbia” magnetica in dispositivi a forma di ciambella. Gli stellarator utilizzano una serie complessa di elettromagneti esterni al plasma, mentre i tokamak combinano elettromagneti esterni con un’altacorrente elettrica all’interno del plasma, il che semplifica il progetto complessivo ma comporta notevoli sfide di controllo. I moderni sistemi di confinamento magnetico possono già raggiungere di routine plasmi a più di 100 milioni di gradi (10 volte la temperatura al centro del Sole). L’opportunità di sfruttare la fusione come fonte di energia sicura, pulita e abbondante ha motivato la ricerca accademica in questo campo per decenni.
Il progetto di Proxima Fusion
Il progetto di Proxima Fusion ha le sue origini in Wendelstein 7-X (W7-X), lo stellarator più avanzato al mondo, che si trova a IPP. Sebbene siano più complessi nella progettazione rispetto ai tokamak, gli stellarator presentano caratteristiche interessanti per una centrale a fusione: possono operare in modo stazionario, con sfide operative minori, e rappresentano una soluzione promettente per gestire i carichi di calore eccessivi sulle superfici materiali. Tuttavia, gli stellarator sono stati a lungo afflitti da gravi problemi, ad esempio scarso confinamento del plasma ad alte temperature, elevate perdite di particelle prodotte dalla fusione, e basse tolleranze che rendono la costruzione estremamente complessa. Molte di queste sfide sono state risolte negli ultimi anni. «I progressi sperimentali di W7-X e i recenti progressi nella modellazione degli stellarator hanno cambiato radicalmente il quadro», ha spiegato Francesco Sciortino, cofondatore e CEO Proxima Fusion. «Gli stellarator possono ora porre rimedio ai problemi principali dei tokamak ed evolversi in vere e proprie centrali a fusione, migliorando radicalmente la stabilità del plasma e raggiungendo prestazioni elevate in modo stazionario». Proxima Fusion ha sede a Monaco di Baviera, il polo tecnologico più attivo della Germania. La sua vicinanza a uno dei centri di ricerca dell’IPP mira a massimizzare le opportunità di collaborazione con l’Istituto.