Il fondo dedicato alla biotecnologia Sofinnova Telethon investe un totale di 6 milioni di euro in AAVantgarde Bio, Alia Therapeutics e Borea Therapeutics. Le tre startup sono accomunate dallo sviluppo di terapie innovative per le malattie genetiche rare
Sofinnova Partners ha annunciato tre nuovi investimenti seed tramite Sofinnova Telethon, il suo fondo di avviamento dedicato agli investimenti per le malattie genetiche rare, nelle startup AAVantgarde Bio, Alia Therapeutics e Borea Therapeutics. Queste ultime sono accomunate dallo sviluppo di innovative e promettenti terapie per le malattie genetiche rare e potranno contare su fondi che nel complesso ammontano a 6 milioni di euro. Come nei precedenti casi, anche gli ultimi tre investimenti rientrano nella strategia del fondo, mirata a cercare e supportare le migliori scienze italiane e i più promettenti imprenditori nello sviluppo di società internazionali nel campo delle malattie genetiche rare.
“Si tratta di investimenti che segnano un passo importante nella nostra missione per il supporto dell’eccellente ricerca scientifica delle università e dei centri di ricerca italiani. Sottolineano anche l’eccezionale flusso di nuove opportunità di investimento nella biotecnologia italiana e l’importante ruolo che il Venture Capital assume nel permettere alle terapie innovative di raggiungere i pazienti che soffrono di malattie genetiche rare, le quali al giorno d’oggi hanno poche opportunità di terapia”, ha dichiarato Graziano Seghezzi, Managing Partner Sofinnova Partners.
Le tre startup
Spin-off di TIGEM (Telethon Institute of Genetics and Medicine), un istituto internazionale di ricerca con sede a Napoli, di proprietà e gestito da Fondazione Telethon, AAVantgarde Bio sta sviluppando terapie geniche per le malattie ereditarie della retina. Il fondatore della società con sede a Milano è il professore Alberto Auricchio, scienziato di alto profilo e pioniere nella terapia genica che sta sperimentando una tecnologia fondata sull’esistenza di piattaforme basate su AAV, o virus adeno-associati, che sono la principale tecnologia di vettori virali utilizzata nell’applicazione di terapie geniche. Le già esistenti piattaforme basate su AAV hanno, però, capacità limitata, mentre la soluzione studiata da AAVantgarde Bio permette il trasferimento di grandi geni a tessuti e cellule in vivo.
Si trova a Trento ed è uno spin-off dell’università cittadina Alia Therapeutics, attiva nello sviluppo di una medicina di nuova generazione basata sul CRISPR (tecnica che ha aperto strade inedite per le scienze della vita ed è salita alla ribalta dopo l’assegnazione del premio Nobel per la chimica 2020 alle sue scopritrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna), che consente un approccio più mirato e sicuro per la manipolazione genica in-vivo per il trattamento della degenerazione della retina. Supportata da BiovelocITA – il primo acceleratore italiano dedicato al biotech, co-fondato nel 2015 da Sofinnova Partners con Silvano Spinelli e Gabriella Camboni – è la seconda società che emerge dall’acceleratore, seguendo il successo di Enthera Pharmaceuticals, startup italiana parte del portfolio di Sofinnova che lo scorso gennaio ha completato il round di Serie A da 35 milioni di euro. Al finanziamento di Alia Therapeutics hanno partecipato, oltre a BiovelocITA e al fondo Indaco, anche un gruppo di investitori italiani capitanati da Banor SIM e Banca Profilo.
“Sono due startup biotecnologiche che portano avanti programmi promettenti per lo sviluppo clinico e preclinico. Entrambe le società sono supportate da scienziati di grande prestigio con competenze globalmente riconosciute nel campo della terapia genica e dell’Editing genomico. Abbiamo fiducia nel potenziale di queste realtà per far fronte alle limitazioni delle già esistenti terapie e sviluppare trattamenti per malattie che non hanno ancora oggi soluzioni adeguate”, ha affermato Paola Pozzi, Partner di Sofinnova Partners e membro del consiglio di amministrazione delle due startup.
Si torna a Milano con Borea Therapeutics, che sta sperimentando una nuova generazione di vettori virali grazie ai quali sarà possibile mirare tessuti e cellule specifiche del paziente. Una tecnologia con cui, potenzialmente, i vettori virali potrebbero raggiungere in modo selettivo aree come il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico, aprendo così la porta a nuove possibilità terapeutiche. Co-fondata dal professore scozzese Paul Heppenstall e dall’European Molecular Biology Lab (EMBL), organizzazione di ricerca intergovernativa con sei siti di ricerca in tutta Europa, uno dei quali si trova a Roma, Borea Therapeutics conta per le attività di ricerca sulla collaborazione con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA), centro scientifico triestino di eccellenza.
“Uno dei principali limiti della terapia genica è la difficoltà nel puntare in modo selettivo a specifiche cellule o tessuti. La tecnologia di Borea Therapeutics ha il potenziale di localizzare specifici tessuti e cellule, che potrebbero permettere l’uso di dosi inferiori, rendendo il trattamento più sicuro ed efficace per i pazienti. Questa potrebbe essere la prossima svolta nella terapia genica”, ha spiegato Lucia Faccio, Partner di Sofinnova Partners e membro del consiglio di amministrazione di Borea Therapeutics.
Per approfondire idee e progetti di Sofinnova Telethon, che è il più grande fondo italiano dedicato alla biotecnologia, StartupItalia ha incontrato proprio Lucia Faccio, che guida il fondo insieme a Paola Pezzi.
Come è nata l’idea di un fondo per la biotecnologica?
Con l’intuizione di mettere insieme due realtà qualificate come Sofinnova Partners, società di Venture Capital europeo specializzata in investimenti nel settore delle scienze della vita, e Fondazione Telethon, una non profit con alle spalle 30 anni di storia nella ricerca sulle malattie genetiche rare. L’obiettivo era creare un percorso e un prodotto tangibile per i pazienti, con sviluppi rapidi ed efficaci in grado di aiutare la ricerca.
Con quali metodi scovate e selezionate le startup con il maggior potenziale?
Grazie a Telethon abbiamo un accesso privilegiato alla pipeline di progetti nel campo e una parte importante dei nostri investimenti arrivano da lì. Allo stesso tempo interagiamo con università, centri di ricerca per trovare opportunità e sostenere le realtà che meritano supporto. Inoltre organizziamo il contest Sofinnova Telethon fund venture. Nel complesso si tratta di un grande lavoro ma i tanti anni di esperienza personale e della mia collega Paola Pozzi nel settore ci permettono di velocizzare i passaggi e facilitare il dialogo tra mondo accademico con quello imprenditoriale*.
Voi siete focalizzati sull’Italia, dove puntate a intercettare e sostenere la ricerca nel settore biotech. Come si presenta lo scenario del nostro paese?
Sofinnova ha grande fiducia nell’eccellenza della ricerca italiana, ha iniziato a investirci 20 anni fa ottenendo importanti risultati, come dimostra l’esempio di Eos (venduta nel 2013 a Clovis Oncology per 470 milioni di dollari) e i più recenti casi di Enthera e Genenta. L’alto livello della ricerca italiana è testimoniato anche dai prodotti sviluppati nel paese che arrivano sul mercato e dal numero di pubblicazioni, anche se è ancora basso quello dei brevetti, perché nel nostro paese bisogna far crescere la cultura dell’impresa nel mondo universitario e in particolare nel ramo dei ricercatori scientifici. A differenza dei colleghi specializzati nell’ambito informatico e hi-tech, nel settore della scienza della vita i ricercatori mostrano meno convinzione nelle possibilità di trasformare un progetto in una impresa.
C’è un tratto comune che lega i tre investimenti in AAVantgarde Bio, Alia Therapeutics, e Borea Therapeutics?
Senza dubbio perché il filo rosso che li congiunge è che in tutti e tre i casi siamo di fronte a tecnologie che possono essere sfruttare per sviluppare prodotti in grado di curare più malattie.
Cosa c’è nel futuro di Sofinnova?
L’auspicio è dimostrare di aver avuto le intuizioni giuste e creato imprese, continuando a far crescere nel nostro paese l’impresa life science. In programma per il prossimo anno c’è il BioEquity Europe, il più importante evento europeo per il venture capital della biofarmaceutica che si terrà nel 2022 a Milano. Insieme a The European House Ambrosetti siamo riusciti a portarlo in Italia per la prima volta e il messaggio che vogliamo mandiamo a livello internazionale è dimostrare che da noi ci sono ottima ricerca, imprenditori preparati e tanta voglia di migliorare.
*Lucia Faccio è stata direttore della ricerca e sviluppo presso la Fondazione Telethon, con un passato da direttore del trasferimento tecnologico dell’Ospedale San Raffaele e con più 20 anni di esperienza nel business delle scienze della vita, mentre Paola Pozzi è laureata in biotecnologie farmaceutiche, è stata responsabile dell’ufficio di trasferimento biotecnologico del San Raffaele e ha promosso e contribuito allo scouting e licensing della proprietà intellettuale, anche mediante la costituzione di varie startup, nda).