Nella rubrica Unstoppable Women c’è Chiara Mugnai, trentenne co-fondatrice di Eoliann, startup che analizza i rischi climatici e prova a prevederli con l’AI. «Mi sono sempre considerata fuori dal coro. Sul lungo termine deve prevalere l’equilibrio tra rischio, pazienza e saggezza: in questo senso le donne sono vincenti»
Voleva fare la data scientist quando non esistevano ancora corsi universitari specializzati in questa materia. Con sacrifici, tenacia e coraggio ci è riuscita. Chiara Mugnai oggi si occupa di analizzare i rischi climatici, prevederli e gestirli con l’applicazione dell’intelligenza artificiale sulla base dello studio dei big data. «Si tratta di un settore molto interessante perché è ancora poco studiato in Italia – racconta – La tecnologia che abbiamo messo a punto in Eoliann è ai più sconosciuta; parliamo di un tipo di mercato che sta piano piano emergendo». Dalla nascita della startup di cui è cofondatrice è passato un solo anno, vissuto molto intensamente e con tanto impegno. «Ho abbandonato il mio lavoro precedente, rinunciando a sei mesi di stipendio – spiega – Ero un po’ spaventata ma sicura che ne sarebbe valsa la pena. Oggi mi guardo indietro e ammetto che è proprio andata così».
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Da Londra al rientro in Italia
Chiara è sempre stata una giovane tenace e determinata, sin dai tempi dell’Università, quando era una tra le poche donne a studiare Ingegneria a Pisa. «Ricordo che il mio ambiente di studio era prevalentemente maschile – racconta – Allora pensavo che fosse stato un caso, poi, invece, è diventata la normalità anche nel lavoro». Dopo la tesi, Chiara lascia l’Italia in cerca di nuovi stimoli. Li trova nella capitale inglese. «Sono entrata in un’azienda dove ricoprivo un ruolo tecnico, ma vivendo soprattutto in ufficio l’atmosfera non era delle migliori per le donne, considerate per lo più delle segretarie e non delle professioniste – afferma la cofounder – Non me lo sarei mai aspettato da una città come Londra, culturalmente avanzata, dove gli stranieri sono integrati. E, invece, mi sono ritrovata in una grande azienda che sviliva la presenza stessa delle donne».
Dopo l’esperienza poco piacevole, la svolta. «Ho iniziato a interessarmi a una startup che avevo solo sentito nominare da alcuni professori – racconta Chiara – Io volevo fare la data scientist e lì ho trovato la mia strada nonostante in quel periodo non esistessero corsi universitari dedicati a questo ambito». Con tanto impegno e costanza, la cofounder ha partecipato a diverse lezioni di formazione per poi tornare in Italia, a Firenze, sua città natale con l’idea di portare il know how appreso. Dopo poco tempo nasce Eoliann.
La vita da startupper
Per Chiara, sino ad allora, le startup erano qualcosa di semisconosciuto ma non per questo un ambito poco attraente. «Nel 2022 assieme al mio team abbiamo dato vita a Eoliann, che utilizza algoritmi di machine learning per analizzare dati satellitari e fornire previsioni accurate relative ad eventi estremi come alluvioni, siccità, ed incendi – racconta – Non è stato un momento facile perchè per sei mesi mi sono concentrata solo su quello, tralasciando del tutto altre attività che prima di allora mi stavano impegnando. Mi sono assunta un bel rischio ma, pensandoci oggi, mi è andata bene e sono molto contenta dei traguardi raggiunti».
E alla domanda se il gender gap sia ancora qualcosa che la tocca da vicino, Chiara risponde così: «Facciamo fatica ad assumere donne nella startup: ce ne sono poche che studiano questa materia e il gender gap lo si avverte in maniera molto evidente sino dalla formazione scolastica. Ancora oggi passa spesso il messaggio che ci siano lavori “da uomini” e altri “da donne”, e che le donne debbano, prima di tutto, trovarsi un “lavoro tranquillo”, presupponendo che esista. Io sono sempre stata fuori dal coro. Ho sempre pensato che, sul lungo termine, vinca l’equilibrio tra rischio, pazienza e saggezza: in questo senso le donne sono vincenti».
Consigli pratici per aspiranti startupper
Non sono pochi i consigli che la cofounder sente di dare alle giovani donne che, come lei, hanno dovuto superare diversi ostacoli non sapendo esattamente quale sarebbe stata la direzione giusta da prendere. «Alle giovani dico sempre di studiare: documentarsi oggi è molto più facile rispetto anche solo a una decade di anni fa con la possibilità di accedere gratuitamente a diverse fonti importanti sul web – racconta – Si deve nutrire la curiosità, prima di tutto, e non farsi scoraggiare. Inoltre, la mia esperienza mi ha insegnato ad essere sempre pronta a rimboccarmi le maniche e cercare di portare all’attenzione altrui buoni esempi da seguire: più ne abbiamo più saremo in grado di cambiare le cose. Il buon esempio traina sempre altri buoni esempi. È anche importante saper trovare un buon bilanciamento tra vita privata e lavoro: sembra un principio scontato ma non lo è affatto; spesso si ha esperienza di donne completamente alienate nel lavoro oppure che sono state costrette a mollare tutto per costruire una famiglia».