Come progredisce la conoscenza?
Si avanza per piccoli passi aggiungendo un tassello dopo l’altro oppure si procede per grandi salti, magari resi possibili da qualche risultato straordinario e inatteso che rivoluziona il nostro modo di interpretare la realtà ?
Giovanni Bignami, Nanni per tutti quelli che lo hanno incrociato, era convinto che la conoscenza del nostro Universo fosse sempre proceduta a balzi più o meno straordinari. Certo, la routine del lavoro giorno per giorno è fondamentale per raccogliere ed elaborare le informazioni. Tuttavia il progresso nasce quando da questi dati si distillano visioni nuove e rivoluzionarie. E questa l’essenza del suo ultimo libro “Le rivoluzioni dell’universo”.

La stesura del libro: che cos’hai da fare questo pomeriggio?
Conosco la storia di prima mano perché ne ho parlato infinite volte con Nanni, che, oltre ad essere un brillante astrofisico, un importante manager ed un grande divulgatore, era anche mio marito. La stesura del libro ha occupato i primi mesi del 2017.
Nanni si svegliava presto al mattino e cominciava a scrivere. Quando la colazione era pronta, arrivava imbracciando il portatile pronto a “dare lettura” di quanto aveva prodotto.
Alcuni argomenti uscivano da soli, altri facevano più fatica e allora venivo chiamata in causa come collega “come spiegheresti questo?” “Hai in mente qualche episodio simpatico da associare a questo o quello?”. Sapeva di poter contare, quasi sempre, su una risposta pertinente.
Sono caratterizzata da una ferrea organizzazione mentale che mi permette di ritrovare pezzi scritti nel corso degli anni sugli argomenti più disparati. Nanni, che pure magari aveva scritto sugli stessi argomenti si rifiutava di tenere ordine tra i suoi files e non trovava mai niente. A quel punto mi diceva “e per questo che ci sei tu”.
All’inizio di maggio avevamo passato pomeriggi interi a cercare le illustrazioni che l’editore voleva numerose e bellissime. La frase “cos’hai da fare questo pomeriggio?” Era un segnale chiarissimo. Meglio mettere da parte gli impegni e vedere di cosa aveva bisogno. Si poteva trattare di fare una nuova presentazione o di modificarne una delle innumerevoli che aveva fatto, ma mai classificato in un qualsivoglia ordine. Contava sul fatto che la classificazione la facessi io e che potessi tirare fuori dal buco nero del computer presentazioni, file audio e video, giusto schioccando le dita.
Una volta scelte le immagini, Nanni, in ufficio, con i piedi appoggiati alla scrivania, aveva scritto le didascalie, pur tra le molte interruzione del cellulare che squillava in continuazione. C’era sempre qualcuno che voleva parlare con lui, spesso per fargli interviste. Oppure erano i redattori di Repubblica che volevano un pezzo per subito. Oppure erano amici che volevano “cazzeggiare”.
L’ultimo libro
Mentre rileggeva la versione finale mi diceva “basta, questo è l’ultimo libro che scrivo”
Io gli rispondevo “ok, parliamone tra un mese”, sicura che si sarebbe fatto affascinare da qualche altro progetto. In effetti, non c’ero stato bisogno di aspettare così tanto; tempo una settimana stava già considerando un’altra offerta. “Cosa dici?, magari scrivo un’autobiografia”
Mi era sembrato un progetto fantastico, avrebbe sicuramente scritto qualcosa per ispirare giovani scienziati a seguire la loro passione.
Invece il suo cuore, così abituato all’attività sportiva anche molto impegnativa, che lo aveva portato in cima ai 6000 delle Ande lo ha tradito un pomeriggio di maggio a Madrid
Il suo ultimo mail è un lapidario
“Arrivato. Todo bien. Bacio”
Il resto sono i carabinieri che vengono a dare la notizia in piena notte mentre io, incredula, mi rifiuto di capire quello che mi stanno dicendo.