Tra le realtà che abbiamo incontrato: l’attenzione ai servizi e all’ambiente domina il vecchio continente. Il tentativo di rendere tutti uguali con la tecnologia caratterizza le città del sogno americano. La maestosità degli edifici è il segno della modernità delle città asiatiche emergenti
Viaggiare stando seduti sulla poltrona di casa propria a volte è possibile. Certo, può non essere così gratificante come vedere i posti dal vivo, ma in alcuni casi può raggiungere lo stesso obiettivo: conoscere come mai viste, meraviglie non ancora esplorate e, perché no, informarsi su ciò che offre una località se mai si deciderà di visitarla. Nelle ultime 10 settimane The Next Tech ha provato a fare proprio questo. Ma ha scelto un denominatore comune per i suoi spostamenti tra i vari continenti: l’innovazione. Abbiamo selezionato le città del mondo che al momento meglio rappresentano il fenomeno delle smart cities, quei centri urbani iperconnessi, moderni e attenti alle esigenze dei cittadini che si impegnano per rendere il loro territorio e i loro servizi più fruibili. E nella maggior parte dei casi anche più sostenibili per l’ambiente. Abbiamo girato il mondo in lungo e in largo, con cadenza settimanale. E oggi, giunti alla fine del nostro viaggio, vogliamo fare un bilancio di quello che abbiamo imparato. Dei progressi enormi che sono stati fatti nelle costruzioni e nei trasporti e di quello che resta ancora da fare per permettere a tutte le città di seguire questi esempi virtuosi. In questo diario di viaggio quindi faremo un’analisi dei luoghi che abbiamo cercato di raccontare, azzardando una categorizzazione che è un po’ storica e un po’ geografica, per aiutare a descrivere le diverse tendenze osservate e che spesso avvicinano posti distanti anche chilometri.
Il vecchio mondo
La definizione di vecchio mondo per l’Europa non è certo nuova. Ma ci aiuta a raccontare e interpretare quello che abbiamo incontrato nel nostro tour per città come Barcellona, Copenaghen, Amsterdam e Milano. Cosa hanno in comune? Non solo il fatto di appartenere a uno stesso continente, ma soprattutto una storia che le rende piene di monumenti, attrazioni turistiche ingiallite dal tempo che ne hanno causato la gloria in passato e che oggi provano ad essere sfruttate a fini economici. In realtà in tutti questi centri urbani il tentativo è quello di andare oltre l’immenso patrimonio rappresentato dalla rendita della storia. Non tanto perché queste città hanno scelto di dimenticare quello che sono state, ma perché hanno capito che si può fare qualcosa nel presente per distinguersi ed essere ricordate nel futuro.
Barcellona, ad esempio, ha raccolto in un unico sito tutte le applicazioni che agevolano la vita dei cittadini. Ha visto cambiare il suo aspetto dopo le Olimpiadi del 1992 con edifici futuristici come il Museu Blau e la Torre Agbar. Ma soprattutto ha capito che il progresso passa attraverso semafori intelligenti, veicoli elettrici, chip nei bidoni della spazzatura e promozione delle idee innovative. La sostenibilità ambientale e la tecnologia applicata alla gestione dei rifiuti sembrano essere i punti di interesse anche per Copenaghen. La capitale della Danimarca si è posta un obiettivo: far salire al 50 per cento il numero di persone che va a scuola o al lavoro in bicicletta. Un segno dell’importanza di muoversi con mezzi non inquinanti e del problema, comune a molte città europee, della congestione del traffico. Un grande ruolo in questo senso lo svolgono anche i sistemi di trasporto pubblico che sono sempre più avanzati e riescono ad assicurare il servizio per periodi sempre più lunghi della giornata. Amsterdam, dal canto suo, ha dimostrato attenzione all’ambiente attraverso un innovativo progetto che permette di immagazzinare il caldo e il freddo sfruttando le condutture dell’acqua e la combustione dei rifiuti. Parola d’ordine: recupero dell’energia e riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Tutte queste città europee condividono comunque la convinzione che connettere sempre più dispositivi della città e dare la possibilità ai suoi abitanti di fruire dei suoi servizi solo con uno smartphone sia la svolta. Innanzitutto perché rende il dialogo tra istituzioni e cittadini più facile. E poi perché aiuta a raccogliere dati, la grande risorsa dell’era moderna. È quello che è avvenuto anche a Milano dove Expo 2015 ha portato una ventata di progresso e ha rinnovato il respiro internazionale del capoluogo lombardo. La partecipazione dei cittadini ai progetti di riqualificazione degli spazi urbani ha permesso di farne la prima smart city in Italia: wi-fi libero in ampie zone urbane, stalli di parcheggio intelligente e isole digitali dove ricaricare i propri dispositivi e connettersi a internet.
Il nuovo mondo
Dall’altra parte dell’Oceano sembra non essersi esaurita ancora quella spinta alla modernità che portarono gli europei quando sbarcarono sulle coste americane. New York da sempre è l’emblema della città in cui tutto è possibile, dove ogni desiderio può trasformarsi in realtà. Le parole ricorrenti sono sempre le stesse: connessione internet, trasporti all’avanguardia, attenzione all’ambiente, gestione tecnologica del traffico. Ma c’è un elemento che rende New York speciale: la convinzione che mettere a disposizione di tutti servizi, strutture e tecnologie può aiutare ad assicurare l’uguaglianza in una metropoli dalla popolazione più variegata che c’è. La multiculturalità è la caratteristica dominante anche della smart city canadese, Toronto. La città canadese può essere definita a tutti gli effetti una low-carbon city che con la costruzione di edifici innovativi, cerca di rendere efficienti dal punto di vista energetico e idrico tutte le case. Sulla costa ovest non è da meno San Francisco. La città californiana cerca con i suoi servizi urbani di tenere testa al primato tecnologico detenuto dalla vicina Silicon Valley e di mostrarsi all’altezza dei grandi colossi che proprio lì hanno sede: wi-fi pubblico, sistema per il parcheggio intelligente e mobilità elettrica condivisa sono solo alcuni dei progetti avviati in città. Spostandoci verso sud, abbiamo visitato Buenos Aires. La città ha conosciuto una grande prosperità, ma è poi passata attraverso la crisi più nera. È riuscita, però, a risollevarsi come nella migliore tradizione americana, concentrandosi sul trasporto urbano e sulla possibilità per tutti i cittadini di connettersi a internet gratuitamente. L’uguaglianza, ancora una volta, sta molto a cuore al continente americano.
Il nuovissimo mondo
Il superlativo che crea questa categoria particolare di smart city non si riferisce tanto alla storia dei luoghi considerati. Le due città asiatiche che qui lo rappresentano si trovano in territori di antica colonizzazione, ma ciò che è starordinariamente nuovo è l’approccio comune che Singapore e Dubai hanno avuto nei confronti della modernità. La città del sud-est asiatico e quella della Penisola arabica portano nei loro edifici maestosi e ultramoderni i segni della loro sfida in senso smart. È come se quelle costruzioni fossero la rappresentazione plastica del loro rinnovamento, laddove negli altri continenti ci si è basati di più sui servizi. Singapore ha deciso di estendere il suo sforzo per la modernità all’intera nazione e con una foresta di alberi fotovoltaici alti 50 metri punta a dimostrare che l’attenzione all’ambiente può essere anche un po’ visionaria. Dubai, la prima smart city del nostro viaggio, continua a stupire. C’è il grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa, e un arcipelago artificiale a forma di palma che domina il porto. Ce n’è quindi per tutti i gusti: dalle auto senza pilota, agli edifici stampati in 3D passando per una montagna artificiale in grado di modificare le precipitazioni atmosferiche. Insomma, in questa città degli Emirati si assapora il futuro che non sembra lontano e irrealizzabile. E bisogna darsi un pizzico per capire che quelle idee lì e ora sono già realtà.