Una vertical farm capace di produrre circa sei mila piante l’anno, usando delle batterie proprie come energia e ricavando compost da pesci e piccoli lombrichi. Il progetto finanziato dall’Università di Perugia
Tutto è cominciato nel 2012, con una borsa di studio finanziata dalla Regione Umbria e dell’Università di Perugia. Dopo questa prima esperienza, Matteo Benvenuti, ingegnere civile, ha iniziato a lavorare con un team di colleghi al più importante progetto di vertical farm italiana. A maggio di quest’anno il suo secondo prototipo è stato presentato al Festival del verde e del paesaggio di Roma, aggiudicandosi anche il primo premio come migliori espositori e un ampio consenso di pubblico.
La vertical farm presentata a Roma sfrutta i principi dell’acquacoltura per la raccolta e l’allevamento, come per il primo prototipo che Benvenuti aveva realizzato nel 2015. In un unico spazio, quindi, si ha la possibilità di coltivare ortaggi, verdura e piccoli frutti e allevare pesci.
“Il principio che sta alla base del sistema di coltivazione è lo stesso del primo prototipo”, spiega Benvenuti, “quello che abbiamo fatto in più è stato il tentativo di applicare l’idea di economia circolare al sistama dell’acquaponica. Questo ha comportato l’eliminazione del concetto di rifiuto e la riutilizzazione degli scarti dei processi interni di lavorazione per ottenere un ciclo chiuso completo. Abbiamo analizzato le risorse che erano necessarie: acqua, energia, cibo per i pesci ed eventuali sostanze nutritive per le piante, cercando poi di capire come produrre tutto internamente”.
L’energia elettrica necessaria viene prodotta attraverso un pannello fotovoltaico con accumulo in batteria: la vertical farm funziona a pile, che vengono ricaricate dal pannello fotovoltaico. Quando le batterie si scaricano, c’è una commutazione automatica verso la rete elettrica nazionale, che si blocca in automatico quando le pile del pannello sono di nuovo cariche. Si garantisce così un funzionamento continuo, indispensabile per i cicli vitali di piante e pesci.
Un altro elemento fondamentale è la nutrizione dei pesci: il team ha pensato così di installare un vermicompostore, dove si vanno a compostare tutti gli scarti di lavorazione della vertical farm. All’interno della compostiera sono presenti dei lombrichi, che creano compost per la coltivazione delle piante e costituiscono una risorsa nutritiva per i pesci dell’allevamento. Il percolato del compost, dopo opportuni trattamenti, viene utilizzato come fertilizzante liquido e organico all’interno della vasca per fornire elementi nutritivi in più alle piante.
“Cerchiamo di minimizzare l’apporto di risorse esterne: anche il reintegro dell’acqua, che si rende necessaria a causa dell’evaporazione e della quantità assorbita dalle piante, viene eseguita attraverso un recupero delle acque meteoriche. L’idea comunque è quella di arrivare a un’autosifficienza completa, ovvero una vertical farm che funzionerà stand alone”, spiega Benvenuti.
La vertical farm, inoltre, è come un grande Lego, in funzione delle diverse esigenze del pubblico la vertical farm può essere assemblata combinando i diversi elementi base. La struttura è così completamente customizzabile e pronta ad adattarsi alle esigenze di aziende, uffici, abitazioni. “Questa è una grossa novità rispetto al primo prototipo che avevamo proposto”, aggiunge Benvenuti,”grazie a questa flessibilità la vertical farm diventa un prodotto quasi on demand”.
Una produzione di circa 6mila piante l’anno
La vertical farm si adatta così ad ogni contesto abitativa e trova spazio nei cortili, nei capannoni industriali, nei grattacieli, nelle scuole e neglio ospedali per le mense, nei condomini per degli orto urbani, nei ristoranti. La vertical farm potrà essere quindi ampliata in superficie e nelle dimensioni, adattandosi alle esigenze di chi la richiederà. Tutte le funzioni sono remotizzate: una volta che la vertical farm è stata assemblata, è possibile controllarla attraverso l’uso di una centralina. In tre metri quadrati si possono coltivare contemporaneamente circa 600 piante e 10 kg di pesce. Con dieci cicli di coltivazione (prendiamo come esempio il ciclo di coltivazione dell’insalata che è di 30-40 giorni, ma poi il periodo varia a seconda della pianta/ortaggio), è possibile ottenere fino a 6.000 piante l’anno. La spesa, per ognu pianta, è mediamente inferiore ai 5 centesimi.
“Durante il festival abbiamo avuto modo di incontrare diverse persone, stiamo cercando di vedere come potenziare questo network per lanciare il nostro prodotto. L’idea è quella di lanciare la vertical farm in Italia, nelle sue varie declinazioni: è infatti possibile utilizzarla in contesti abitativi, commerciali, lavorativi. In altri Paesi d’Europa, la vertical farm è diventata un prodotto a portata di un’ampia fetta di pubblico. L’economia circolare si deve spostare sempre più verso l’ingegneria e l’architettura, per produrre sistemi che siano davvero a impatto zero”, conclude Benvenuti.