È tra gli imprenditori più ricchi al mondo, con un patrimonio di oltre 157 miliardi di dollari. Ha fondato il suo impero legato al commercio elettronico a Seattle e come Musk sogna di portare l’umanità nello Spazio. Buon viaggio con la nuova puntata di “Vite Straordinarie – Ritratti fuori dal comune”
Arrivare prima di altri e fare la differenza. In fondo è questa la ricetta vincente di quegli innovatori che battono sentieri inesplorati per spingersi oltre, realizzando vere e proprio Vite Straordinarie. Certo, ci vogliono competenze specifiche, visione allargata, dedizione estrema, coraggio da vendere e una squadra che poi riesca a tirare la volata. Ma le storie che state per leggere e ascoltare su StartupItalia in questo mese di agosto racchiudono tutto questo e molto di più. Parte la rubrica estiva “Vite Straordinarie – Ritratti fuori dal comune” con le storie di Brian Chesky, Serena Williams, Daniel Ek, Elon Musk, Paul Graham, Sam Altman, Licypriya Kangujam, Maya Gabeira, Samantha Cristoforetti, Masih Alinejad, Jeff Bezos, Malala Yousafzai. Dal 7 agosto ogni lunedì, mercoledì e venerdì come cover story un longform scritto dalla redazione centrale di StartupItalia e con le firme di Alessandro Di Stefano, Chiara Buratti, Gabriella Rocco e Carlo Terzano. Ogni ritratto è accompagnato dalle illustrazioni di Giulio Pompei. E poi c’è un podcast da ascoltare con la voce del direttore editoriale Giampaolo Colletti. Leggi qui sotto la nuova puntata o ascoltata su Spotify. Per saperne di più leggi il pezzo di lancio.
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«Chi sei?». «Sono Jeff Bezos». «E perché sei famoso?». «Sono il fondatore di Amazon.com». Se cercate su YouTube la sua prima intervista vi comparirà questa tra i risultati. Anno 1997. L’uomo all’epoca era già discretamente benestante avendo lavorato in un hedge fund. Ma nessuno – il giornalista in primis – avrebbe immaginato che sarebbe diventato la persona più ricca del mondo. Ma c’è un’altra intervista, con tanto di copertina, che ci porta al 2006. Ed è tornata recentemente di attualità proprio grazie a Bezos. «Ho questa storica copertina di Business Week del lontano 2006 incorniciata come promemoria. La “scommessa rischiosa” che non piaceva a Wall Street era Amazon, che l’anno scorso ha generato entrate per oltre 62 miliardi di dollari». Pochi giorni fa con questo cinguettìo al vetriolo il fondatore del colosso del commercio elettronico contemporaneo ha rilanciato questa storica cover del settimanale statunitense, all’epoca scettico sulle potenzialità di quella che sarebbe diventata negli anni tra le prime imprese al mondo per capitalizzazione. In realtà come spesso accade la verità sta nel mezzo: l’azienda, nata nell’estate del 1994, ci avrebbe messo diverso tempo per macinare utili, intercettando quel combinato disposto che vedeva la crescita della rete con la partecipazione diretta dei consumatori attraverso i commenti alle scelte d’acquisto. Eppure questo tweet tra gli analisti, soprattutto sulla stampa americana, si è letto come una rivalsa rispetto alle fosche previsioni di crescita dell’epoca.
L’idea di Cadabra.com
Quando ancora guidava Amazon, Bezos era al centro di moltissime attenzioni, oltre che di diverse polemiche per le condizioni di lavoro nei fulfillment center. Oltre vent’anni fa ha fondato Blue Origin, società aerospaziale che compete con SpaceX per i contratti con la NASA. Nel 2013 ha acquisito il Washington Post per 250 milioni di dollari, lui che mentre scriviamo è il terzo uomo più ricco al mondo con un patrimonio di oltre 157 miliardi di dollari. «Tu non scegli le tue passioni, sono loro che scelgono te», ha ripetuto Bezos in più occasioni. E le passioni devono averlo attratto come una calamita. La fama, la ricchezza, il potere, un immenso patrimonio a lungo sotto i riflettori. Una serie di indiscrezioni hanno poi portato a galla il fatto che la sua ex moglie, Mackenzie Scott, negli anni diventata famosa per le donazioni faraoniche in beneficenza, in realtà avrebbe sperperato in 4 anni ben 27 miliardi di dollari. Poco più di un terzo dei 62 miliardi di dollari che ha ricevuto dopo il divorzio.
Bezos è da sempre un appassionato di tecnologia, sin dai tempi delle elementari, quando è riuscito a installare un allarme elettrico per tenere i fratelli più piccoli lontani dalla sua stanza. Dopo la laurea in Ingegneria Elettronica all’Università di Princeton nel 1986, ha lavorato a Wall Street nel settore informatico e alla costruzione di una rete per il commercio internazionale di Fitel; poi alla Bankers Trust, e, infine, in una società finanziaria di hedge fund di New York, la DE Shaw & Co. È nel 1994 che inizia a figurarsi quell’idea che poi diventerà Amazon. Così lascia il suo lavoro da 223mila dollari all’anno per fondare nel garage di casa, a Seattle, Cadabra.com. Presto il brand cambia in Amazon.com, dal nome del Rio delle Amazzoni: tutto parte come libreria online specializzata nella vendita per corrispondenza, e il resto è storia. «Avere idee è facile, invece è la loro attuazione che è difficile», ha commentato Bezos più volte. Si può dire che la sua idea applicativa abbia funzionato.
Successi e insuccessi
In pochi anni, infatti, amplia il catalogo, iniziando a vendere anche DVD, videogiochi, macchine fotografiche ed elettrodomestici e molto altro ancora. Negli anni l’offerta si amplia arrivando, nel 2018, a proporre qualsiasi genere di articolo con un catalogo di oltre 500 milioni di prodotti in vendita sulle 13 piattaforme attive nel mondo. Nel 2005 era già arrivato Amazon Prime, il servizio premium di consegna a pagamento. Il gigante di Seattle non si è fermato soltanto ad elettronica e libri. Si è infatti aggiunta Amazon Fresh per la consegna a domicilio di prodotti alimentari e, nel 2007, il Kindle, il lettore di ebook che si sarebbe evoluto in Kindle Fire, un tablet concorrente all’iPad di Apple. Nel 2010 Amazon ha investito più di 4,5 miliardi di dollari per produrre film e telefilm nei suoi Amazon Studios. Quasi dieci anni fa la multinazionale ha fatto l’ingresso nel campo degli smart speaker con Amazon Echo, entrando ancora di più nelle case dei clienti. Ma perfino i migliori sbagliano: nello stesso periodo, infatti, Bezos mostra al mondo il Fire Phone, lo smartphone con cui Amazon sarebbe dovuta entrare nel settore della telefonia mobile, facendo concorrenza a Apple&Co. Il prodotto si rileva un fallimento epocale: la compagnia ne interrompe la produzione pochi mesi dopo, dichiarando di avere una quantità di invenduto dal valore di oltre 83 milioni di dollari.
Nel 2016 inizia il capitolo delle consegne intelligenti con Amazon Prime Air, servizio di spedizioni con droni, di cui ancora si attendono risultati. A Seattle e in altre città americane Bezos inaugura poi il primo supermercato completamente automatizzato, Amazon Go, con telecamere che rendono superflua la presenza delle casse. Quello che però non è mai stato superfluo è il ruolo dell’e-commerce: lo abbiamo capito tutti durante la pandemia, quando gli ordini di Amazon sono esplosi. Il fondatore ha guidato l’azienda fino al 2021, anno in cui ha lasciato il timone ad Andy Jassy, già AD di Amazon Web Services, uno dei servizi per il cloud che reggono buona parte del web globale. Amazon è stata più volte al centro di inchieste, scioperi e reclami. Si è detto e scritto di tutto. Di recente il fondo pensione italiano Cometa, che detiene azioni della Big Tech, si è opposto alla rielezione di Bezos alla presidenza di Amazon per le gravi controversie su presunte violazioni dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani e di discriminazioni razziali e di genere. Tra le accuse, quella di attuare pratiche antisindacali ostacolando la libertà di associazione dei lavoratori, anche attraverso intimidazioni nei confronti dei dipendenti in particolar modo in Canada, in vari Stati degli USA, in Germania e in Polonia. Citiamo infine il sospetto di un utilizzo improprio dei dati dei venditori forniti a terze parti.
Jeff Bezos oggi
Jeff Bezos è rimasto nella galassia Amazon (è presidente esecutivo della società). Ma ha deciso di concentrarsi su altri obiettivi come il turismo spaziale e la sostenibilità. Tra i suoi mantra ricordiamo: «Una domanda spesso ricorrente nel business è: ‘Perché?’. Questa è una buona domanda, ma una questione altrettanto valida è: ‘Perché no?’». Forse anche così si spiega l’obiettivo di fondare un insediamento umano perenne sulla Luna e fornire, entro il 2025, i mezzi necessari per il trasporto di mezzi e persone sul nostro satellite naturale. Jeff Bezos è anche interessato al settore farmaceutico: nel 2018 rileva, per circa un miliardo di dollari, la farmacia americana online PillPack, specializzata nel preparare in maniera personalizzata le medicine che richiedono la ricetta per poi spedirle a domicilio. Già in passato aveva investito in Unity Biotechnology, società di ricerca che studia come rallentare (o addirittura fermare) il processo di invecchiamento. Insomma, l’uomo non si è fatto mancare nulla. Neppure un cameo come ufficiale della Flotta Stellare nel film Star Trek Beyond. Per quegli innovatori dalle vite straordinarie il passo dal garage di casa alle conquiste nello Spazio è assai breve.