La New Space Economy, ovvero l’economia legata ai dati raccolti via satellite, sta assumendo una dimensione sempre più importante. Nel 2021 le startup del settore hanno attirato investimenti, a livello globale, per 15 miliardi di dollari. E in ambito agrifood i dati satellitari possono fare la differenza
La Space Economy e la sostenibilità del settore agroalimentare sono legati a doppio filo. I dati satellitari, sempre più accessibili, stanno incoraggiando la nascita di startup che aiutano a risparmiare risorse e che rendono possibile la creazione di servizi di allerta su avversità meteo o di tipo fitopatologico. I dati satellitari possono anche, attraverso la tracciabilità, diminuire il rischio di frodi alimentari.
Space Economy e New Space Economy, cosa sono
Negli ultimi anni si sono aperti nuovi business e mercati in ambito spaziale. Se la Space Economy infatti è l’economia propriamente legata allo spazio, quindi coinvolge aziende che lavorano su infrastrutture spaziali abilitanti, la New Space Economy è invece concentrata su tutti i servizi innovativi resi possibili proprio dai dati raccolti via satellite.
Fra questi ci sono quelli legati all’agroalimentare. In altre parole, “La Space Economy – ci ha spiegato Lorenzo Scatena, Segretario Generale della Fondazione E. Amaldi – è l’economia che regge il sistema di satelliti e lanciatori. La New Space Economy è la nascita di iniziative imprenditoriali grazie all’utilizzo di dati spaziali. Si cercano quindi soluzioni innovative per prodotti o servizi, sfruttando i dati satellitari”.
Le Start up del settore attirano finanziamenti
Lorenzo Scatena, oltre al ruolo in Fondazione Amaldi (nata per promuovere e sostenere la ricerca scientifica finalizzata al trasferimento tecnologico, partendo dal settore spaziale), è ambassador dell’Agenzia Spaziale Europea per i programmi commerciali ESA Business Applications ed ESA InCubed+. “Space Economy e New Space Economy hanno visto negli ultimi anni un’accelerazione enorme – ha detto ancora Scatena a StartupItalia – e il fattore scatenante è stata la riduzione del costo di lancio dei satelliti”.
In effetti, secondo la multinazionale di consulenza McKinsey, il costo di lancio nell’Orbita Terrestre Bassa (fra i 300 e i 1000 chilometri) è precipitato da 65mila euro al Kg a 1.500 euro al Kg. Contemporaneamente dimensione e peso dei satelliti sono molto diminuiti negli ultimi anni. Il numero di satelliti che orbitano attorno alla Terra cresce di anno in anno. Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio Extra-Atmosferico, nel 2019 sono stati lanciati 586 satelliti, nel 2022 ne sono stati lanciati 2163. Il balzo è stato del 369%.
La Space Economy sta esplodendo: nel 2019 sono stati lanciati 586 satelliti, nel 2022 ben2163. Il balzo è stato del 369%
La New Space Economy sta attirando anche l’attenzione degli investitori. Il rapporto 2022 di Bryce Tech infatti ha sottolineato quando le startup del settore stiano attirando denaro. Gli investimenti a livello mondiale nel 2021 hanno toccato i 15 miliardi di dollari, nel 2020 si erano fermati a 7,7 miliardi. Il 2021 è stato anche un anno record per numero operazioni su startup space, ben 241. Si tratta del 48% in più sull’anno precedente. In generale, il comparto legato all’economia dello spazio, dovrebbe raggiungere un giro d’affari di un trilione di dollari nel 2040 secondo Morgan Stanley, banca d’affari americana.
New Space Economy e settore agroalimentare
Fra i settori economici che si prevede beneficeranno di più dei dati in arrivo dai satelliti c’è appunto l’agroalimentare. “Il campo agricolo – ha detto ancora Lorenzo Scatena – è ormai un oggetto tecnologico. È monitorato continuamente, in tutti i momenti della sua vita, proprio come un oggetto tecnologico complesso”. I dati provenienti dai satelliti possono essere utilizzati in molti modi in agricoltura e lungo la filiera, fino al consumatore finale.
La Space Economy dovrebbe raggiungere un giro d’affari di un trilione di dollari nel 2040
Da un lato c’è il monitoraggio che consente la riduzione degli sprechi di fattori di produzione: “I dati che arrivano via satellite, se utilizzati con altre tecnologie, permettono l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua o dei fertilizzanti, attraverso il monitoraggio dei terreni. Il satellite rende possibile quindi la gestione informata e più sostenibile dell’azienda agricola”. D’altra parte gli stessi dati, inseriti in sistemi di supporto alle decisioni, possono aiutare ad attenuare il rischio di insorgenze di malattie in campo. Di fondamentale importanza poi, per la gestione agricola, sono i dati meteorologici, via via più precisi.
Il campo agricolo è ormai un oggetto tecnologico. È monitorato continuamente
C’è da considerare inoltre il contributo che il monitoraggio della Terra, via satellite, può dare alla lotta alle frodi alimentari. L’osservazione continua dallo spazio abilita infatti il tracciamento dei prodotti lungo tutta la filiera agroalimentare. “Oggi possiamo taggare un oggetto – ha continuato il dottor Scatena – e poi seguirne lo spostamento. Un tempo il nostro occhio si trovata a un’altezza troppo elevata e perdeva di definizione ma, con i satelliti in orbita bassa, che girano più veloci di quanto giri la Terra, siamo in grado di seguire un oggetto da un punto A a un punto B. Questo ha un grande impatto sul tema tracciabilità. Le frodi alimentari infatti sfruttano il momento in cui l’oggetto viene perso di vista. In prospettiva una delle applicazioni sarà probabilmente unire la visione satellitare alla blockchain. Ciò renderà la frode pressoché impossibile”.
Le Startup italiane sono della partita
Il ruolo che l’Italia sta giocando nell’economia dello spazio è di tutto rispetto. Tradizionalmente infatti il Paese è fra i protagonisti nel settore. A conferma di ciò il fatto che è il terzo contributore, dopo Germania e Francia al budget dei prossimi tre anni dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. “Storicamente – ha confermato Scatena – l’Italia è stato il terzo Paese a lanciare un satellite, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica. Oggi è ancora il sesto Paese al mondo, se si guarda agli investimenti in rapporto al Pil. In particolare siamo capofila nel settore dell’osservazione della Terra”.
Le start up italiane che gravitano nel mondo della New Space Economy sono molte. Ce ne sono alcune, per quanto riguarda in particolare l’agrifood, che si stanno facendo notare: “La maggior parte di queste aziende si stanno dedicando a studiare i tassi di umidità dei terreni per irrigare in modo più preciso. Un’altra parte si è specializzata nella tracciabilità della filiera. Una terza parte poi sta creando piattaforme per il monitoraggio di sistemi multi tecnologici. Si tratta di sistemi che integrano, per esempio, i dati da drone con i dati satellitari per il monitoraggio delle colture”, ha detto ancora Lorenzo Scatena di Fondazione Amaldi. Poi ha concluso: “Se dovessi citare qualche caso di successo made in Italy, i primi che mi vengono in mente, per esempio, sono quelli di Agricolus, X-Farm e Latidudo40”.