Una data per ricordarci che abbiamo soltanto una “casa comune” a disposizione. Sono tante le aziende innovative che fanno business tenendo sempre in cima la propria mission: contrastare i cambiamenti climatici, ridurre gli sprechi, cambiare il mondo un passo alla volta
Oggi, sabato 22 aprile, si celebra una nuova edizione della Giornata della Terra. L’Earth Day è una ricorrenza stabilita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel lontano 1970. Oltre cinquant’anni fa il mondo era diverso, ma già all’epoca i primi visionari avvertivano i governi, le aziende e i cittadini sui rischi riguardanti le attività umane e il loro impatto sull’ambiente. Tra i pionieri di questo movimento ricordiamo Rachel Carson, biologa e scienziata statunitense che nel 1962 aveva pubblicato un libro – Silent Spring – divenuto manifesto di intere generazioni di ambientalisti. In questa giornata abbiamo così deciso di passare in rassegna dieci startup italiane che, in un modo o nell’altro, hanno sposato la causa non per moda, ma perché i criteri ESG stanno diventando sempre di più un elemento di discrimine tra le imprese che continueranno a essere competitive e quelle che rimarranno ancora a vecchi schemi, perdendo terreno.
CarboREM
CarboREM progetta e costruisce impianti industriali innovativi per il trattamento di detriti fognari e rifiuti organici (cioè la frazione organica dei rifiuti urbani e dei rifiuti agroalimentari). L’azienda sta progettando impianti di piccole dimensioni volti a migliorare l’efficienza energetica dell’impianto esistente abbassando il volume dei detriti e aumentando la produzione di biogas. C700, la sua innovazione, sfrutta una tecnologia basata su un processo chiamato conversione idrotermica (HTC), per la valorizzazione degli scarti organici umidi.
Circular Farm
La startup toscana Circular Farm è un’azienda agricola innovativa che non sfrutta la terra e fa del risparmio di suolo, del rispetto dell’ambiente, della rigenerazione e della sostenibilità i propri cavalli di battaglia. Dal 2020 ha scelto di trasformare in risorsa quelli che sono scarti, nella fattispecie i fondi di caffè. In questo articolo trovate la loro storia. «Le ricerche e gli studi sulla valorizzazione dei fondi di caffè per l’agricoltura che hanno portato alla produzione di Pleurotus in vertical farm – ha spiegato il fondatore Antonio Di Giovanni – mi hanno spinto a prendere un vivaio abbandonato di 1500 metri quadrati a Scandicci e creare la mia fattoria urbana circolare per sperimentare, insieme ai miei collaboratori, nuovi prodotti».
Forever Bambù
In una precedente edizione della Giornata della Terra vi abbiamo raccontato della startup Forever Bambù, attiva nella piantumazione del bambù gigante attraverso l’agricoltura biodinamica e simbiotica, a fini industriali, alimentari ed energetici. Fondata da Emanuele Rissone, Mauro Lajo e Raffaele Mana, l’azienda conta 193 ettari di superficie coltivata in due regioni italiane e ha ricevuto le adesioni di 1200 soci da oltre 7 paesi. In tutto sono 28 le società agricole a cui ha dato vita, raccogliendo 17,7 milioni di euro di investimenti.
illuminem.com
Lanciare un business dedicato alla sostenibilità non significa soltanto agire, ma anche fare informazione. La piattaforma illuminem.com, lanciata da Andrea Gori, punta a fare da aggregatore di notizie, approfondimenti e spunti legati al mondo del green a tutto tondo. «Siamo una startup che in pochi mesi si è affermata come piattaforma leader al mondo nell’informazione della sostenibilità e che allargherà il proprio bacino di offerta per proporsi come data market e piattaforma di matching di competenze sia per chi vuole offrire sia per chi vuole trovare lavoro nell’ambito ESG». Qui trovate la nostra intervista al fondatore.
Ogyre
La startup Ogyre opera in mare e si occupa del cosiddetto fishing for litter, ovvero il recupero e il riciclo di rifiuti che galleggiano. Di recente ne abbiamo intervistato il Co-founder Andrea Faldella.«Ogyre è nata dalla nostra passione per il mare guardando i rifiuti intrappolati nelle reti e trascinati dalle correnti – ci ha spiegato -. Ogyre deve il suo nome alle “ocean gyres”, le correnti oceaniche fondamentali per l’ecosistema e oggi purtroppo note ai più perché con il loro movimento stanno contribuendo a formare le cosiddette isole di plastica nel Pacifico». Nella Giornata della Terra bisogna ricordarsi che la salute di oceani, mari, laghi e fiumi è fondamentale per tutti noi.
PipeIn
Tutelare l’ambiente significa soprattutto evitare gli sprechi. Soltanto in Italia si calcola che il 40% dell’acqua venga sprecato per problemi alla rete idrica. PipeIn, startup torinese che sviluppa soluzioni innovative per la manutenzione predittiva delle condotte, ha da poco chiuso un round da 725mila euro finalizzato all’incremento dello sviluppo hardware e software. Vincitrice di GoBeyond, ne abbiamo intervistato il Ceo Alessandro Minori: «Il nostro è un B2B puro: ci vogliamo rivolgere alle utilities, come A2A e Eni per favorire la manutenzione delle infrastrutture».
Senso
Nella Giornata della Terra non vogliamo citare soltanto le startup che lavorano a diretto contatto con la natura e l’ambiente. Senso, ad esempio, è una azienda della second hand economy che si occupa di ricondizionare smartphone. Gianmaria Monteleone, che abbiamo intervistato, ci ha raccontato come opera, sfruttando linee sempre più robotizzate. La spazzatura tech, è tema noto ormai, pesa sulla bilancia: le stime riferiscono che poco più dell’1% degli smartphone in circolazione in tutto il mondo viene riciclato correttamente. E i restanti? Corrono il serio rischio di inquinare.
Treedom
Tra le startup green più note dell’ecosistema italiano, Treedom è una delle piattaforme leader a livello internazionale che permette di piantare un albero a distanza e seguirne la storia online. Fondata nel 2010 a Firenze, ha dato vita a una grande community di persone che possono compiere una buona azione grazie al digitale. Nel 2021 ha chiuso un aumento di capitale da 10 milioni di euro.
W-Sense
«Abbiamo un dispositivo a forma di cilindro che, in acqua, integra sensori esterni e processa i dati, li comprime e tramite l’underwater wireless internet trasmette in tempo reale le informazioni». Così Chiara Petrioli ci ha spiegato il servizio di W-Sense, startup romana che si occupa della Blue Economy. La sua tecnologia è strutturata in nodi, che comunicano tra di loro, ottenendo informazioni dall’ambiente marino. Un gateway invia le informazioni a un sistema terrestre, in cui gli operatori possono tenere sotto controllo la situazione. «Siamo presenti in Norvegia, ma anche in Italia, come a Panarea e La Spezia».
zeroCO2
Fondata nel 2019, zeroCO2 è una B Corp ed è nata con l’obiettivo di riforestare alcune aree del pianeta seguendo un percorso che coinvolge le comunità locali. Tutto questo grazie al sostegno delle persone che possono acquistare piante sulla piattaforma e seguirne la crescita nel tempo. Si è distinta anche per campagne di sensibilizzazione, come quando ha deciso di piantare posidonie sott’acqua, a Golfo Aranci in Sardegna. Andrea Pesce, Ceo, ci ha spiegato che «è complesso, se non impossibile, riforestare su larga scala gli oceani. Ma dobbiamo far capire alle persone che siamo arrivati a un punto di non ritorno».